Terni, grave caduta per una donna incinta: il bimbo non sopravvive, mamma in condizioni critiche

Una donna incinta precipita dal secondo piano a Terni: il bambino non sopravvive, lei lotta in ospedale. Un episodio che solleva interrogativi profondi sul supporto a chi attraversa momenti di fragilità.

Terni, grave caduta per una donna incinta: il bimbo non sopravvive, mamma in condizioni critiche

Una mattinata apparentemente tranquilla si è trasformata in un momento di grande apprensione a Terni, dove una donna al nono mese di gravidanza è precipitata dal secondo piano di un’abitazione. L’episodio è avvenuto domenica 13 luglio 2025, intorno alle 9.30. Sul posto sono intervenuti con tempestività i soccorsi, che hanno trasportato d’urgenza la trentunenne in ospedale, dove i medici hanno eseguito un cesareo d’emergenza nel tentativo disperato di salvare il piccolo che portava in grembo.

Purtroppo, per il bambino non c’è stato nulla da fare. La madre, attualmente ricoverata, versa in condizioni molto gravi e resta sotto stretta osservazione da parte dell’équipe sanitaria. Secondo quanto emerso dalle prime indagini, coordinate dalla procura di Terni e affidate alla polizia, l’ipotesi più accreditata è quella di un gesto volontario, riconducibile a un contesto di fragilità psicologica già noto ai servizi sanitari.

La donna, infatti, era stata recentemente dimessa dal reparto psichiatrico della Usl di Foligno, dove era stata ricoverata per problemi di salute mentale. La sua dimissione risaliva a poco più di 24 ore prima del fatto. Viveva con il marito, in un’abitazione che sembrava offrire un ambiente protetto, ma che forse non è bastato a garantirle tutto il sostegno necessario in un momento così delicato, a pochi giorni dal parto.

Gli inquirenti stanno cercando di chiarire con esattezza la dinamica di quanto accaduto, vagliando anche eventuali immagini di videosorveglianza presenti nella zona e raccogliendo testimonianze di vicini e familiari. In attesa di conferme ufficiali, resta comunque prioritario comprendere il quadro clinico e psicologico della donna, il cui percorso appare segnato da profonde difficoltà personali.

L’episodio ha scosso profondamente la comunità locale, sollevando interrogativi importanti su come venga gestito il rientro alla quotidianità di persone dimesse da strutture psichiatriche, soprattutto in fasi così delicate della loro vita. La vicenda, pur nella sua estrema delicatezza, richiama l’attenzione sull’importanza di un’assistenza continuativa, che non si esaurisca con una dimissione ospedaliera, ma che accompagni con sensibilità e professionalità chi si trova a fronteggiare momenti di fragilità estrema. 

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