Sarah Scazzi: al via il processo di appello

Inizia a Taranto il processo di appello per l’omicidio della giovane Sarah Scazzi. Otto condannati in primo grado. Ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Otto anni per Michele Misseri

Sarah Scazzi: al via il processo di appello

Sono passati quattro anni da quel 26 agosto 2010 quando la quindicenne Sarah Scazzi venne barbaramente assassinata nel suo paese Avetrana in provincia di Taranto. Sarah in quel pomeriggio soleggiato di Agosto mentre andava a casa della cugina Sabrina per andare al mare, scomparve. Solo il 6 ottobre si scoprì che Sarah non era scappata di casa ma era stata assassinata e il suo corpo occultato all’interno di un pozzo. Fu lo zio Michele Misseri ad indicare alle forze dell’ordine dove fosse il cadavere dopo essersi accusato dell’omicidio condito anche da violenza sessuale.

Ma la verità di zio Michele non convinse gli inquirenti che dieci giorni dopo arrestarono la cugina Sabrina con l’accusa di concorso in omicidio. La posizione di Sabrina si aggravò dopo l’ennesima versione del padre Michele che prima ritrattò la violenza sessuale e poi dichiarò che aveva solo avuto il compito di far sparire il cadavere. Dopo sette mesi si aprirono le porte del carcere anche per la mamma di Sabrina, Cosima Serrano, sorella della mamma di Sarah. Con l’arresto delle due donne di casa Misseri, il poliedrico Michele venne rimesso in libertà in attesa del processo di primo grado.

Durante il processo Michele ha nuovamente ritrattato la sua versione attribuendosi la responsabilità dell’omicidio, ma le indagini hanno delineato un’altra verità: Sarah sarebbe stata uccisa da Sabrina con la complicità di Cosima a seguito di alcuni diverbi scaturiti tra le due cugine per la gelosia di Sabrina verso le attenzioni che Sarah riceveva da Ivano Russo, giovane di cui Sabrina si era infatuata.

Il 20 aprile 2013 in primo grado i giudici hanno condannato Sabrina e Cosima alla pena dell’ergastolo. Per Michele Misseri otto anni di reclusione per soppressione di cadavere in concorso con altri soggetti della cerchia familiare tra cui il fratello Carmine condannato a sei anni, così come il nipote Cosimo Cosma deceduto lo scorso mese di Aprile. Condanne per favoreggiamento anche per Vito Russo (due anni), Giuseppe Nigro (un anno e quattro mesi), Antonio Colazzo (un anno) e Cosima Prudenzano (un anno).

Oggi si ritorna in aula per il processo di appello per cercare di sancire la verità e dare giustizia alla povera Sarah.

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