A Belluno, come già accaduto di recente a Padova, una studentessa ha scelto di non presentarsi al colloquio orale dell’esame di Maturità. Maddalena Bianchi, 19 anni, ha motivato la sua decisione con parole nette: «I professori pensano solo ai voti, non alle persone».
Il gesto non è nato da un’impreparazione, bensì da una protesta consapevole e ponderata contro un sistema che – a suo dire – privilegia la competizione, ignora le fragilità e non coltiva l’empatia. Nell’intervista concessa al Corriere Veneto, Maddalena ha raccontato il proprio percorso scolastico: l’ingresso al liceo in una classe dove non conosceva nessuno, le difficoltà personali, la buona accoglienza da parte dei compagni e la sensazione di invisibilità davanti al corpo docente.
Nonostante alcuni insegnanti abbiano mostrato disponibilità al dialogo, per la studentessa è mancato un autentico interesse umano. E così, nel giorno dell’orale, ha pronunciato una frase inequivocabile: «Signori, io questo colloquio non lo voglio sostenere». La protesta non è rimasta isolata. Pochi giorni prima, Gianmaria Favaretto, studente del liceo Fermi di Padova, aveva compiuto la stessa scelta.
Anche lui ha ottenuto comunque il diploma, avendo raggiunto i crediti necessari. Entrambi i casi hanno in comune una denuncia verso un modello scolastico considerato obsoleto: l’esame di Maturità diventa così non solo un rito di passaggio, ma anche un terreno di scontro culturale tra studenti e istituzioni.
Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, ha definito questi gesti «folcloristici a livello mediatico», minimizzando la portata del fenomeno e sottolineando che l’esame, pur con difetti, rappresenta una prova importante in vista dell’università o del lavoro. Tuttavia, ha ammesso che «il modello andrebbe ripensato». Più dura la posizione del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. In un’intervista a Rai News 24, ha chiarito che chi si rifiuta volontariamente di sostenere l’orale per “boicottare” l’esame dovrà ripetere l’anno scolastico. Il messaggio è volto a dissuadere emulazioni e a ristabilire il principio di obbligatorietà della prova orale come parte integrante del percorso formativo.