Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino arrestato per l’omicidio di don Roberto Malgesini, si professa innocente

Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino arrestato per l'omicidio di don Roberto Malgesini a Como, è capace di intendere e di volere, e si professa innocente

Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino arrestato per l’omicidio di don Roberto Malgesini, si professa innocente

Don Roberto Malgesini, un prete di 51 anni accoltellato a morte in strada, in prima linea per aiutare clochard e migranti, è stato ucciso a Como: “un vero prete di strada”, come lo descrivono tanti, sempre schierato dalla parte degli ultimi, è stato accoltellato e ucciso il 15 Settembre alle 7 a Como, in piazza San Rocco. L’aggressione è avvenuta sotto la casa dove abitava il sacerdote, che era originario della Valtellina.

Ucciso da Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino irregolare sul territorio italiano, arrestato per l’omicidio, che dapprima si è costituito, ha confessato l’omicidio martedì scorso, e adesso – interrogato dal gip – ammette di non essere stato lui e di non c’entrare nulla col delitto.

Non ha voluto nominare avvocati, ed è assistito da un legale d’ufficio. Aveva raccontato del delitto frutto della sua ossessione per il timore di essere rimpatriato in Tunisia. Dopo che aveva ricevuto due decreti di espulsione e che risiedeva in Italia dal 1993, aveva premeditato il delitto e pensava anche di uccidere i suoi legali che lo assistevano nelle pratiche.

È stato dichiarato dal gip capace di intendere e di volere e non con disturbi psichici, come aveva ammesso inizialmente, ed è ora accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Intanto la salma di don Roberto Malgesini è tornata in Valtellina, a Regoledo di Cosio, dove era nato e dove vivono ancora i genitori.

Il feretro ha fatto una sosta, per una preghiera e una benedizione, davanti alla chiesa di San Rocco, dove il prete viveva e dove è stato ucciso. A Como, la città in cui don Roberto svolgeva il suo incarico pastorale, sarà salutato con una messa di suffragio sabato mattina, aperta a tutti, e alla quale parteciperanno anche i volontari che hanno aiutato il sacerdote, e molti dei poveri, dei senzatetto, degli immigrati, ai quali don Roberto è stato vicino.

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