Reddito di cittadinanza: strane richieste di cambio di residenza a Taranto

Dall'inizio dell'anno, nella città di Taranto l'ufficio anagrafe sta ricevendo molte più richieste di cambio di residenza rispetto alla media. Potrebbero essere i furbetti del reddito di cittadinanza?

Reddito di cittadinanza: strane richieste di cambio di residenza a Taranto

Dall’inizio dell’anno ad oggi, presso l’ufficio anagrafe del comune di Taranto (ma lo stesso è accaduto anche a Napoli), sono pervenute poco più di 600 richieste di cambio di residenza che, a conti fatti, significano più o meno 30 richieste di cambio di residenza al giorno.

Nulla di strano, se non fosse per il fatto che, è evidente, la media di richieste di cambio di residenza è molto più alta rispetto alla media delle richieste ricevute da sempre nel capoluogo ionico. I dati ancora non sono stati ufficializzati ma, se dovessero (come probabile) essere confermati, esiste, in effetti, una “strana tendenza” che porta a riflettere.

Anche se non si ha la certezza, è lecito immaginare che almeno alcune delle richieste siano state fatte per poter trovare qualche escamotage in modo da poter percepire il reddito di cittadinanza pur non avendone i requisiti.

Va ricordato che, per poter percepire il sussidio, una condizione fondamentale è quella di avere un valore ISEE inferiore a 9.360 euro annui e, va da sè che, vivendo in un nucleo famigliare composto da più componenti, il valore ISEE aumenta.

Nella città pugliese (lo stesso fenomeno è stato accertato anche in altre città), molte coppie hanno deciso di separarsi contestualmente, e spesso hanno anche spostato la residenza dei propri figli in casa di parenti, in modo tale da abbassare, o addirittura dimezzare, il valore ISEE: sarebbe una scorciatoia per cercare di restare nella soglia massima prevista dal decreto sul reddito di cittadinanza.

Per il momento, non c’è nulla di confermato ma, d’altronde, anche lo stesso Movimento 5 Stelle, che ha proposto il rdc, ha sempre affermato che c’è il rischio di imbattersi in migliaia di furbetti e, proprio per questo, “chi verrà scoperto con le mani nella marmellata – dice Luigi Di Maiopagherà con il carcere“: sono previste pene che vanno da un minimo di 2 anni sino ad un massimo di 6 anni di reclusione.

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