Alla stazione di Pescara si è verificato un episodio che ha sollevato indignazione e acceso i riflettori sul tema dell’inclusione e del rispetto delle norme a tutela delle persone con disabilità visiva. Una donna non vedente, di origine portoghese e residente in Emilia-Romagna, era appena arrivata da Bologna con l’intenzione di raggiungere la zona dei grandi alberghi di Montesilvano.
Come previsto dalla legge, viaggiava insieme al suo cane guida, indispensabile per la sua autonomia. Una volta uscita dalla stazione, la donna si è rivolta a un taxi in attesa, ma il conducente le avrebbe rifiutato il servizio con la motivazione “Niente cani sul mio taxi“. Una presa di posizione in aperto contrasto con la normativa italiana (legge n. 37 del 14 febbraio 1974 e successive modifiche), che riconosce il diritto delle persone non vedenti o ipovedenti di viaggiare su tutti i mezzi pubblici, compresi taxi e veicoli a noleggio con conducente, accompagnati dal proprio cane guida senza alcun sovrapprezzo o limitazione.
Di fronte al rifiuto, la donna ha chiesto aiuto alla Polizia ferroviaria, che ha tentato di mediare con il tassista ricordando l’obbligo di legge. Tuttavia, nemmeno l’intervento degli agenti ha portato il conducente a cambiare posizione. La Polfer ha quindi provveduto ad assistere la passeggera trovando un altro mezzo per permetterle di raggiungere la sua destinazione, segnalando al contempo l’accaduto alla polizia municipale, competente in materia di sanzioni amministrative per questo tipo di violazioni.
Secondo quanto riportato, il tassista rischia ora una multa, ma difficilmente saranno applicate ulteriori conseguenze. Questo aspetto ha sollevato perplessità, poiché l’episodio non rappresenta solo una violazione di norme, ma anche un atto di discriminazione nei confronti di una persona con disabilità.
Claudio Ferrante, presidente dell’associazione “Carrozzine Determinate”, ha definito l’accaduto “non soltanto una questione spiacevole, ma un vero e proprio caso di esclusione sociale“. Secondo Ferrante, situazioni come questa evidenziano quanto l’inclusione sia ancora distante dalla realtà quotidiana, e quanto sia necessario rafforzare la sensibilizzazione della collettività, in particolare di chi svolge servizi pubblici, sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità.
L’episodio ha anche riaperto il dibattito sull’efficacia delle sanzioni previste in caso di comportamenti discriminatori di questo tipo. Molti osservatori ritengono che la sola multa non sia sufficiente a prevenire simili atteggiamenti, proponendo invece corsi di formazione obbligatori per gli operatori del trasporto pubblico, affinché conoscano a fondo le norme e comprendano l’importanza dell’accessibilità universale. La vicenda di Pescara dimostra che, nonostante leggi chiare e consolidate, l’applicazione pratica dei diritti può incontrare ancora ostacoli legati a pregiudizi o scarsa informazione. È un richiamo alla responsabilità di tutti, affinché l’inclusione non resti solo un principio sulla carta, ma diventi una realtà tangibile in ogni ambito della vita pubblica.