È bastata una frase, all’uscita dal primo incontro ufficiale tra Papa Leone XIV e i cardinali riuniti a Roma, per far emergere tutta la forza dell’elezione di Robert Francis Prevost.
“Ha avuto molto più di 100 voti”, ha dichiarato il cardinale del Madagascar Désiré Tsarahazana, lasciando trapelare che il nuovo Pontefice ha raccolto un consenso straordinario, ben al di là della soglia canonica richiesta per l’elezione. Un numero che, in un Conclave, è più di una statistica: è un segno di forte unità, di fiducia condivisa e di una visione comune per il futuro della Chiesa.
La rivelazione, fatta a margine di un incontro definito “molto positivo”, testimonia non solo l’alta considerazione di cui gode Prevost tra i cardinali, ma anche quanto il suo profilo sia stato percepito come quello giusto per guidare la Chiesa in un’epoca di trasformazioni complesse. Papa Leone XIV, dal canto suo, ha già iniziato a delineare le coordinate del suo pontificato: “Riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede”, ha dichiarato ai cardinali, richiamandosi direttamente all’opera e allo stile di Papa Francesco.
Nel suo discorso a porte chiuse, il nuovo Pontefice ha rimarcato che la figura del Papa “è e resta quella di un umile servitore”, facendo eco alla visione semplice e profonda di Bergoglio. Poi ha spiegato la scelta del nome Leone XIV, con un chiaro rimando a Leone XIII, pontefice che affrontò i grandi temi sociali della rivoluzione industriale.
Oggi, ha spiegato Prevost, è tempo di un nuovo impegno, in risposta alle sfide portate dalla quarta rivoluzione industriale e dall’intelligenza artificiale: temi su cui la Chiesa è chiamata a offrire una bussola morale, ancorata ai principi della Dottrina sociale. Le parole d’ordine del pontificato – verità, giustizia, pace e fraternità – emergono come direttrici non solo spirituali ma anche programmatiche, e sono pienamente in linea con lo spirito del Concilio Vaticano II, che Leone XIV intende riaffermare come pilastro dell’azione ecclesiale.