Ancora una volta l’esortazione di Papa Francesco è stata quella di “continuare a lavorare per costruire la pace“. Anche oggi, all’Angelus, condannando il grave attentato di qualche giorno fa a Kabul, la strage terroristica che ha ucciso quasi cento perone e provocato numerosi feriti, ha invitato alla preghiera e alla pace: ad ascoltarlo in piazza San Pietro, 25mila fedeli.
Jorge Mario Bergoglio si è interrogato a voce alta: “Fino a quando il popolo afghano dovrà sopportare questa disumana violenza?”. Una domanda che ha toccato il cuore dei presenti, invitandoli alla preghiera per le vittime, per le loro famiglie, e per quanti continuano a lavorare per la pace.
Papa Francesco si è poi intrattenuto sul brano evangelico di oggi: Gesù è il Maestro potente in parole, insegna con autorità, e opere, vince il male. Coloro che, presenti, assistono ai fatti, si domandano: “Che è mai questo?“. Gesù, ha sottolineato il Papa, nella sua missione “rivela l’amore di Dio sia con la predicazione sia con innumerevoli gesti di attenzione e soccorso ai malati, ai bisognosi, ai bambini, ai peccatori“. È una grazia grande per noi, ha detto il Papa, “aver conosciuto questo Dio così potente e così buono!”, maestro e amico, pronto a indicarci la strada e a prendersi cura di noi, specialmente quando siamo in difficoltà.
In piazza San Pietro, erano presenti vari gruppi, oggi anche i ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma, giunti nella tappa finale del percorso “Carovana della Pace“. Due giovanissimi, Luca e Desirée, sono stati invitati a salire nell’appartamento pontificio e a leggere un messaggio a nome di tutta l’Acr romana. Nel messaggio, hanno riportato lo slogan dell’anno: Pronti a scattare…per “un messaggio di pace“, perché “nel nostro piccolo, noi vogliamo impegnarci: ti promettiamo che cercheremo di mettercela tutta!“.
Dopo averli ringraziati, Papa Francesco li ha esortati a non stancarsi mai di promuovere la pace e la gioia tra i coetanei. Il saluto finale ha visto salire in cielo palloncini bianchi e gialli: salgono “insieme alle nostre preghiere per la pace“, ha ricordato il Papa.
L’ultima parola è andata alla Giornata mondiale dei malati di Lebbra. La malattia, ha ricordato il Papa, purtroppo colpisce anche ai nostri giorni, soprattutto i disagiati e i poveri.