Papa Francesco accoglie le dimissioni di Giani, capo della Gendarmeria

Non è soggettivamente responsabile, ma spera che le sue dimissioni garantiscano serenità nella ricerca dei responsabili che hanno diffuso documenti riservati.

Papa Francesco accoglie le dimissioni di Giani, capo della Gendarmeria

Domenico Giani, comandante del corpo della gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, dopo vent’anni di servizio, si è dimesso. La sala stampa Vaticana, in una nota, ha riferito che Papa Bergoglio ha accolto la sua volontà.

La nota riferisce che Giani “ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa ed al Successore di Pietro”. È stato un momento difficile arrivare a questa decisione, ha riferito lo stesso Giani, ma vissuto con “la serenità interiore” di sempre, in uno stile di vita che – chi lo conosce lo sa – lo ha contraddistinto in ogni momento doloroso della sua vita.

Giani – riferisce la nota – non aveva alcuna responsabilità soggettiva nella diffusione di notizie riservate, quali i provvedimenti provvisori presi per alcuni membri della Santa Sede, e da lui firmati. Qualcuno se ne è appropriato e il 2 ottobre scorso alcuni organi di stampa hanno pubblicato il contenuto con le foto delle persone interessate. Si trattava di una disposizione di servizio riservata, e il fatto di averla resa pubblica, secondo il Vaticano, va a ledere la dignità delle persone coinvolte e la stessa immagine della gendarmeria.

La decisione di Giani è mossa dal desiderio di “garantire la giusta serenità per il proseguimento delle indagini coordinate dal Promotore di Giustizia ed eseguite da personale del Corpo”, scrive avvenire.it. Ancora non è stato trovato chi abbia divulgato all’esterno la disposizione di servizio con le foto delle persone interessate, documenti che dovevano appartenere esclusivamente al corpo della gendarmeria e della guardia svizzera pontificia.

Intervistato da Alessandro Gisotti, Giani racconta la sua lunga storia di servizio prima presso le istituzioni italiane, poi presso il Vaticano. “In questi anni ho speso tutte le mie energie per assicurare il servizio che mi era stato affidato”. Ha cercato di farlo con altruismo e professionalità e, come il servo del Vangelo, ora può dire di aver fatto la sua parte fino in fondo e, con serenità, affermare di essere solo un ‘servo inutile’.

Continua a leggere su Fidelity News