Palemo, maxi truffe ai danni delle assicurazioni per falsi sinistri

Una maxi operazione condotta congiuntamente dalla squadra mobile, dalla guardia di finanza, e dalla polizia penitenziaria, ha sgominato due bande criminali dedite alla truffa ai danni delle compagnie assicuratrici.

Palemo, maxi truffe ai danni delle assicurazioni per falsi sinistri

Una maxi truffa ai danni delle assicurazioni (pratica non nuova) è stata messa in piedi da due bande criminali a Palermo. Gli appartenenti alle bande criminali reclutavano poveri disperati in cerca di qualche piccolo guadagno. Cercavano principalmente giovani e donne. Per un braccio fratturato offrivano 400 euro, mentre per una gamba ne elargivano 300.

I risarcimenti non andavano ai poveri disperati che si erano sottoposti alle mutilazioni, bensì ai vertici delle bande. Per convincere le vittime a sottoporsi a queste mutilazioni, le rassicuravano dicendo loro che non avrebbero sentito alcun dolore mentre, nella realtà, usavano anestetici scadenti, blocchi di cemento, spranghe.

Reclutavano principalmente giovani e donne per inscenare i falsi sinistri. Sono ben 42 i soggetti arrestati, tra i quali l’avvocato, Graziano D’agostino, una praticante, ed alcuni periti assicurativi compiacenti. In totale, sono 250 gli indagati di questa inchiesta sulla maxitruffa alle assicurazioni.

Dalle intercettazioni è emerso che le mutilazioni degli arti siano state circa 60. Oltre alle mutilazioni anche un morto: un tunisino. L’uomo è morto a seguito delle numerose fratture inferte da alcuni appartenenti alle bande criminali. Il giovane era stato drogato con un ingente quantitativo di crack per non sentire dolore

Dal ritrovamento del suo cadavere in una strada di Palermo, era partita la prima inchiesta che ha scoperchiato una vastissima rete e numerose persone coinvolte anche negli ambienti della Palermo bene. Le categorie delle persone reclutate per inscenare questi falsi sinistri erano: disoccupati, indigenti, tossicodipendenti, ragazze madri. 

Le due bande in un primo momento quindi reclutavano le vittime e, successivamente, procedevano alle fratture. Una organizzazione strutturata nei minimi particolari con una gerarchia ben articolata. Subito dopo, le false vittime degli incidenti venivano accompagnate nelle strade prescelte per la messinscena, dove già si trovavano i testimoni compiacenti, quindi veniva chiamato il 118 e condotti in ospedale, dove entravano in azione altri componenti della banda, che si spacciavano per congiunti degli incidentati.

Dopo le dimissioni dall’ospedale, le vittime venivano assistite con una piccola paghetta giornaliera. Nel frattempo l’avvocato e i periti istruivano le pratiche dietro lauti compensi, che partivano da 10 mila euro sino a raggiungere i 40 mila euro

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