La Commissione Europea ha annunciato, qualche giorno fa, la decisione di aver emesso “10 nuove autorizzazioni di organismi geneticamente modificati (OGM) destinati all’alimentazione umana o animale”, di rinnovarne altri sette e dare il visto per l’importazione di due varietà di fiori ornamentali recisi.
Gli “OGM hanno dovuto superare un durissimo procedimento di autorizzazione, inclusa una valutazione scientifica da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA)”, assicura la Commissione tramite un comunicato, nel quale precisa anche che questa decisione non interessa la coltivazione degli OGM.
Quando la EFSA è sicura del fatto che i prodotti non rappresentano un pericolo per la salute o per l’Ambiente, è la Commissione che si incarica di inviare a tutte le capitali la lista approvata mediante il cosiddetto progetto di Decisione di Esecuzione.
“Tutti gli OGM approvati oggi hanno dimostrato di essere sicuri per poter essere immessi nel mercato dell’Unione Europea. Questi prodotti autorizzati saranno aggiunti alla lista dei 58 già autorizzati nell’UE per uso alimentare”, incluse diverse varietà di mais, cotone, soia e colza.
Si precisa che a partire da ora, e per il prossimo decennio, gli organismi potranno essere commercializzati, però “ogni prodotto ricavato da questi OGM sarà sottoposto a precise norme dell’UE in materia di etichettatura e di tracciabilità”. Non essendo, però, stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria né a favore né contro, l’esecutivo comunitario ha proposto di lasciare ai singoli Stati membri la possibilità di adottare leggi più restrittive che proibiscano l’uso o la vendita di questi OGM.
La CE ha precisato che, fino a quando la nuova proposta non sarà approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, il processo di autorizzazione dovrà basarsi sull’attuale quadro legislativo. In realtà il numero di alimenti modificati geneticamente che può in concreto trovarsi in commercio è limitato, come conseguenza dei requisiti di etichettatura per gli alimenti e della disponibilità di alternative che non sono state modificate geneticamente.
Mentre nel caso dei mangimi la realtà è molto diversa: “Nell’UE esiste un importante mercato per i mangimi geneticamente modificati: più del 60 per cento delle necessarie proteine vegetali dell’UE per le mucche arriva da importazioni di soia e farina di soia proveniente da paesi dove la coltivazione degli OGM è molto estesa”, spiega il documento comunitario.