Nuovo studio sulla Sindone: “Il sangue dell’uomo della Sindone appartiene a una persona che ha subito torture”

La scoperta del ricercatore padovano Giulio Fanti, in collaborazione con Jean-Pierre Laude, non è credibile dai massimi esperti di Torino: i campioni non sono scientificamente attendibili.

Nuovo studio sulla Sindone: “Il sangue dell’uomo della Sindone appartiene a una persona che ha subito torture”

Il nuovo risultato sul sangue della Sindone questa volta arriva da una nota rivista scientifica, l’Applied Spectroscopy, che ha affermato la presenza di alcune tracce di biliverdina, una sostanza che permette di dire con sicurezza che l’uomo avvolto nel Telo è stato oggetto di torture, proprio come testimoniano i Vangeli di Gesù, torturato, crocifisso e avvolto in un telo. 

A Torino però, gli esperti del Centro Internazionale di Sindonologia ricordano che non sono attendibili i frammenti del lino su cui sono state fatte le analis: non possono avere un valore scientifico perché non si sa chi li ha prelevati, né il modo con cui sono stati prelevati.

La notizia di oggi – le agenzie di stampa non se la sono lasciata scappare – riguarda l’identificazione di una sostanza legata alla degradazione del sangue. Una precedente scoperta era avvenuta pochi mesi fa sempre nello stesso ambito a Padova. Lo studio è frutto della collaborazione tra il dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova, rappresentato da Giulio Fanti, e l’azienda francese Horiba Jobin-Yvon, specializzata in tecniche di analisi, rappresentata da Jean-Pierre Laude.

L’interesse dell’ultimo studio si focalizza attorno alla biliverdina, una sostanza riconosciuta tra le fibre della Sindone usando la tecnica della spettroscopia Raman, capace di riconoscere la struttura delle molecole, paragonabile all’impronta digitale. Responsabile della biliverdina è la degradazione dell’eme, uno dei componenti di proteine di sangue e muscoli. Il nuovo risultato va ad aggiungersi a quello pubblicato prima dell’estate sulla rivista Plos One, nato dalla collaborazione fra università di Padova e Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Lo studio aveva riconosciuto la presenza della creatinina, un componente del sangue e della ferritina, una proteina presente in molti tessuti. 

I due risultati messi assieme indicano che l’uomo della Sindone è morto in modo crudele. Il ricercatore Giulio Fanti ha spiegato: “Infatti un trauma produce la biliverdina come degradazione dell’emoglobina nel sangue e la creatinina con ferritina risulta dalla degradazione delle fibre muscolari“.  Fanti aggiunge che i risultati sono un importante passo in avanti per gli studi sull’autenticità della Sindone, e fa osservare che “mentre è confermato il fatto che essa realmente ha avvolto un uomo torturato a morte, è molto improbabile che un artista, forse nei secoli passati, sia stato in grado di aggiungere tutti questi dettagli alla sua opera d’arte“.

Non sono dello stesso parere monsignor Giuseppe Ghiberti e il professor Bruno Barberis, due esperti di Sindonologia e custodi di quanto riguarda il Telo da loro conservato a Torino. Essi ancora una volta ci tengono a precisare: “Se anche si trattasse di fibre vere ottenute illegalmente, e non si comprende come, durante i prelievi per le analisi del 1978 e del 1988, non c’è alcuna certezza sulla loro conservazione. Circostanza che, purtroppo, toglie valore alle analisi di cui parliamo oggi“. Il professor Fanti – secondo i due esperti – non ha i mezzi per dimostrare da dove provengano le fibre del Telo su cui da tempo sta eseguendo studi. 

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