Per due anni, un gruppo di scienziati appartenenti a diversi istituti di ricerca ha lavorato su milionesimi di millimetri di fibre di lino prima di giungere alla certa conclusione che la Sacra Sindone è stata utilizzata per avvolgere un corpo umano, prima straziato dalla tortura.
Sembra quasi incredibile che in un piccolissimo frammento di stoffa tanto antico, impossibile anche da raffigurare nella propria mente, gli scienziati siano riusciti a scovare una verità tanto grande e appassionante per il mondo intero, chiudendo il dibattito aperto da anni sul vero o falso della Sindone.
Il lenzuolo allo studio è chiamato da sempre Sacra Sindone, perché tramandato come il telo che ha avvolto il corpo di Gesù dopo la morte, e ritrovato ben piegato nel sepolcro vuoto. La storia della sindone è lunga: da sempre ne è stata discussa la veridicità, dalla fede, e anche dalla scienza.
La Chiesa stessa più volte si è interrogata sulla veridicità del lenzuolo. Dapprima ha decretato la non autenticità e, in un secondo tempo, l’assoluta veridicità. La scienza non ha mai smesso di studiarla, ma senza importanti risultati, se non nel 1988, quando tutti gli scienziati hanno ammesso la datazione della Sindone, eseguita con l’esame del carbonio 14 in diversi laboratori (Oxford, Tucson e Zurigo): nello stesso momento, tutti l’hanno datata tra il 1260 e il 1390 (è il periodo in cui si cominciato a documentare la Sindone).
Finalmente, gli ultimi studi scientifici hanno dato una risposta inedita, che dà credito all’autenticità: il tessuto di lino di cui è composto il lenzuolo è risultato essere impregnato di creatinina, sostanza che viene liberata dal corpo umano quando si trova in situazioni di stress molto forte, quale quello di una tortura piuttosto pesante.
Al risultato, pubblicato sulla rivista americana “PlosOne”, sono giunti i ricercatori di cinque istituti: due Istituti del Cnr, l’Istituto Officina dei Materiali di Trieste, l’Istituto di Cristallografia di Bari, e l’Università di Padova.