Minacce alla figlia di Giorgia Meloni: nei guai un insegnante campano autore del post

Un professore campano di 65 anni è stato identificato come l'autore di un post contro la figlia della premier Giorgia Meloni, in cui le augurava la stessa sorte di Martina Carbonaro.

Minacce alla figlia di Giorgia Meloni: nei guai un insegnante campano autore del post

Un professore campano di 65 anni, insegnante di tedesco in un istituto superiore, è stato identificato come l’autore di un post nei confronti della figlia della premier Giorgia Meloni. L’uomo, indicato con le iniziali S.A., avrebbe scritto sul suo profilo X (ex Twitter), poi cancellato: “Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola“, un chiaro riferimento al recente femminicidio di Martina Carbonaro, deceduta il 26 maggio.

Non si tratterebbe di un’uscita isolata. Il docente avrebbe già in passato pubblicato contenuti di pessimo gusto contro esponenti dell’attuale governo. Il 7 maggio, ad esempio, avrebbe ironizzato sulla notizia (non verificata) di un attacco aereo in Pakistan scrivendo: “La brutta notizia è che Piantedosi è illeso“. Un linguaggio cinico e inaccettabile, soprattutto se tenuto da una figura pubblica che ricopre un ruolo educativo.

La polizia postale ha già provveduto all’identificazione del docente, che risulta incensurato. Ora rischia una denuncia per istigazione, mentre la magistratura sta passando al setaccio gli archivi dei suoi profili social per verificare l’esistenza di ulteriori contenuti penalmente rilevanti. Parallelamente, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, da cui il docente dipende, potrebbe avviare un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Non sono esclusi provvedimenti seri, che potrebbero andare dalla sospensione fino alla rimozione dall’incarico.

Dopo la bufera mediatica, S.A. ha tentato di fare marcia indietro, dichiarando: “Il mio gesto è stato stupido“. Ma le scuse, per quanto doverose, arrivano tardi e difficilmente potranno cancellare la gravità di quanto scritto. Le parole hanno un peso, soprattutto se diffuse pubblicamente, e ancora di più se pronunciate da chi svolge una funzione educativa.

In un’epoca in cui i social network amplificano qualsiasi messaggio, è sempre più urgente distinguere tra opinioni legittime, anche critiche, e vessazioni personali mascherate da satira o ironia. Quando nel mirino finiscono i familiari di esponenti politici, in questo caso una bambina, il confine viene ampiamente superato.

L’episodio solleva inoltre una questione etica più ampia: il ruolo degli insegnanti nella società. Un docente dovrebbe essere un modello di riferimento, non solo per le competenze trasmesse ma anche per il comportamento e i valori che incarna. Quando chi insegna si esprime con toni disumanizzanti, viene meno il patto educativo con gli studenti, le famiglie e l’intera comunità scolastica.

 

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