Milano, il rapitore della modella inglese ha confessato: "È stata tutta una montatura"

I sospetti erano cominciati a circolare subito dopo il rilascio di Chloe Ayling. La 20enne modella inglese era stata rapita e detenuta in una baita in Piemonte, in attesa di essere venduta all’asta. Ora il rapitore ha confessato la messinscena.

Milano, il rapitore della modella inglese ha confessato: "È stata tutta una montatura"

Era stata sequestrata lo scorso luglio a Milano per essere messa in vendita con un’asta sul dark web. È questa la vicenda in cui era rimasta coinvolta Chloe Ayling, modella britannica di 20 anni. A rapirla ci aveva pensato Lukasz Herba, cittadino polacco di 30 anni. Stando alle prime versioni fornite, la donna era stata tenuta segregata in una baita in Piemonte. Dopo diversi giorni di prigionia, era stata però rilasciata agli ufficiali del consolato inglese a Milano. L’uomo si era invece costituito e quindi arrestato.

Per tutti gli inquirenti, le modalità del sequestro sono apparse alquanto anomale. Diversi punti oscuri hanno messo in dubbio le versioni fornite sia dalla modella che dal suo rapitore. In Piemonte erano stati visti insieme da diversi vicini e negozianti. In tutti i casi erano apparsi come una normalissima coppia di fidanzati.

A quel punto per gli investigatori si è fatta strada l’ipotesi della messinscena. E soltanto ora arriva anche la confessione del rapitore polacco. Quanto organizzato altro non era che una montatura. Il motivo era abbastanza semplice: aumentare la popolarità della modella inglese. In altre parole i due dovevano essere d’accordo.

Non solo. L’avvocato di Herba, Katia Kolakowska, ha raccontato al giornale inglese Mirror che ci sarebbero le prove che la coppia si conoscesse già da tempo. Stando alle dichiarazioni del legale, i due avrebbero pianificato tutto durante un loro incontro a Parigi.

Al finto crimine che aveva suscitato non poco clamore, aveva partecipato anche Michal Konrad Herba, fratello di Lukasz. Dopo aver inscenato il rapimento, i due avrebbero richiesto all’agente della modella un riscatto pari a 300.000 bitcoin, diversamente Chloe sarebbe stata messa all’asta sul web. A distanza di mesi veniamo così a scoprire che è stato tutto un bluff. Cade così l’accusa per rapimento, ma viene iscritta quella per simulazione di reato.

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