Milano, Ikea dice la sua sul licenziamento della donna col figlio disabile

Nuovi aggiornamenti sul caso di Marica Ricutti, la donna con il figlio disabile che è stata licenziata da Ikea. Secondo l’azienda, Marica lavorava meno di una settimana al mese.

Milano, Ikea dice la sua sul licenziamento della donna col figlio disabile

Nuovi aggiornamenti sul caso di Marica Ricutti, 39enne ormai ex dipendente di Ikea. Ha subito non molto tempo fa il licenziamento da parte della nota catena svedese poiché la mamma di due figli avrebbe deciso di propria volontà i suoi orari lavorativi. La donna avrebbe dovuto ricorrere a questa soluzione poiché non riusciva a badare ai suoi due figli piccoli, di cui uno disabile.

Ikea però ha voluto far chiarezza su questo caso, dando alcune spiegazioni relative al licenziamento. I problemi con Marica sono iniziati qualche mese fa, ovvero quando la donna è stata spostata al reparto ristorante. Lei ha accettato il trasferimento, a patto che possa mantenere gli stessi orari lavorativi del vecchio reparto: Ikea si dimostra d’accordo e quindi tutto sembra andare per il verso giusto.

In seguito Marica avrebbe deciso di non presentarsi più alle 9 di mattino come pattuito ma alle 7. Questo si è verificato in 2 occasioni ed è stata una scelta unilaterale. In seguito a questo fatto Marica è stata licenziata, ma Ikea ha deciso di fornire maggiori dettagli sulla vicenda.

L’azienda si è sempre dimostrata disponibile nel venire incontro ai suoi dipendenti cercando sempre di trovare le migliori soluzioni che permettessero alla lavoratrice di connettere le esigenze famigliari a quelle lavorative. Ikea fa notare anche che negli ultimi 8 mesi Marica ha lavorato meno di sette giorni al mese e, il più delle volte, ha effettuato cambi di turno e di orario che però erano concordati con i colleghi e la direzione.

Per ammissione della stessa Marica, si sono verificati anche cambi di turno e orari non dichiarati e questo ha portato difficoltà sia ai colleghi che ai clienti causando anche disservizi all’interno del locale. Nonostante la donna fosse stata più volte richiamata per il suo comportamento scorretto, lei si è lasciata andare a gravi e pubblici episodi di insubordinazione.

Ikea quindi, nonostante avesse avuto tutte le migliori intenzioni nell’aiutare una sua dipendente, si è vista costretta a ricorrere al licenziamento, ritenendo dunque inaccettabile un comportamento simile. Marica comunque ha fatto richiesta per essere reintegrata ed è pronta anche a ricorrere alle vie legali.

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