Il 4 giugno 2025, nella Basilica di Sant’Antonio ad Afragola, il cardinale Mimmo Battagli@, arcivescovo di Napoli, ha celebrato una messa in memoria di Martina Carbonaro, una giovane di 14 anni. Durante la sua omelia, il cardinale ha voluto rivolgere un messaggio profondo e costruttivo, specialmente ai giovani, per riflettere sul significato dell’amore e sull’importanza di costruire relazioni basate sul rispetto e sulla libertà.
Don Battagli@ ha sottolineato che l’età di Martina, 14 anni, dovrebbe essere un tempo di sogni, scoperte e prime emozioni, un’età in cui si inizia a conoscere il mondo con occhi pieni di speranza. Rivolgendosi ai genitori di Martina, Fiorenza e Marcello, ha espresso la sua vicinanza, offrendo una promessa di speranza: nella fede, Martina vive in un luogo di pace e amore eterno, dove ogni ferit@ trova consolazione.
Le sue parole hanno cercato di portare un messaggio di luce, immaginando un futuro in cui le lacrime si trasformano in sorrisi e il dolore lascia spazio alla gioia. Il cuore del discorso del cardinale è stato un invito ai giovani a riflettere sull’amore. “Stanate dentro di voi quei pensieri distorti riguardo all’amore”, ha detto, esortandoli a liberarsi dall’idea che amare significhi possedere o controllare qualcuno.
Ha incoraggiato i ragazzi a imparare a gestire le emozioni, come la frustrazione di un rifiuto, e a chiedere aiuto quando sentono che i sentimenti diventano troppo grandi da affrontare da soli. “Non restate soli”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di non affidarsi solo ai social per esprimere ciò che provano: “Un post o una storia non bastano per guarire un cuore che ha bisogno di ascolto”.
Don Battagli@ si è poi rivolto agli adulti—genitori, educatori, sacerdoti e politici—con una domanda fondamentale: “Che mondo stiamo costruendo per questi ragazzi?”. Ha evidenziato la necessità di fornire ai giovani strumenti per comprendere e gestire le emozioni, per affrontare le delusioni e per crescere come persone capaci di rispetto, tenerezza e libertà. “Non possiamo più rimandare”, ha dichiarato, invitando tutti a un impegno concreto per accompagnare le nuove generazioni verso un futuro in cui l’amore sia sinonimo di reciprocità e non di possesso.
L’omelia si è conclusa con un appello a non giustificare comportamenti sbagliati e a chiamare le cose con il loro nome, promuovendo un’educazione che insegni il valore della libertà e del rispetto reciproco. Questo messaggio, pronunciato con passione e chiarezza, vuole essere un seme di cambiamento per una società più attenta e consapevole.