A Vicenza si è accesa una nuova polemica sulle misure antismog: l’ordinanza comunale vieta alle attività commerciali di effettuare barbecue e preparare caldarroste all’aperto. La misura, inserita nel piano antismog cittadino, ha suscitato un acceso dibattito tra chi sostiene la necessità di tutelare l’ambiente e chi, invece, difende le tradizioni locali.
Il provvedimento non rappresenta una novità assoluta, poiché molte città italiane hanno già regolamentazioni simili, ma la sottolineatura di Vicenza ha sollevato reazioni di sorpresa e critiche sui social, dove alcuni hanno definito il divieto un vero e proprio “proibizionismo ambientale”. Il divieto segue una tendenza più ampia in Italia, dove negli ultimi anni le amministrazioni hanno introdotto restrizioni sempre più stringenti per ridurre l’inquinamento atmosferico.
In Emilia-Romagna, ad esempio, è già vietato bruciare sterpaglie dal 1° ottobre al 31 marzo, una norma che va a contrastare secolari pratiche agricole tradizionali. Allo stesso modo, a Milano era stato tentato un divieto dei fuochi d’artificio, bloccato però dai giudici perché considerato in contrasto con il quadro legislativo vigente. Le misure antismog si inseriscono nel contesto dei piani per ridurre il Pm10, particelle inquinanti che tendono a stagnare nella Pianura Padana durante l’inverno a causa dell’umidità e delle condizioni meteorologiche.
Le restrizioni riguardano soprattutto la circolazione dei veicoli più datati, inclusi i diesel Euro 5, e in alcuni casi si estendono anche a ciclomotori e motocicli Euro 2, mentre il blocco dei veicoli più inquinanti può durare tutta la giornata. Lo scopo è chiaramente quello di ridurre l’inquinamento atmosferico, che secondo studi europei può avere gravi effetti sulla salute umana e sull’ambiente.
Tuttavia, queste regole inevitabilmente entrano in conflitto con la cultura locale e le tradizioni popolari. Un esempio lampante riguarda i falò della befana, che fino all’anno scorso erano soggetti a divieto in caso di superamento dei limiti di Pm10. Solo grazie a un emendamento parlamentare, denominato “salva falò”, è stata concessa una deroga per continuare a celebrare questa tradizione senza vincoli atmosferici. Allo stesso modo, i divieti di caldarroste e barbecue rischiano di apparire eccessivi, suscitando critiche tra i cittadini e gli operatori commerciali. Le amministrazioni, come quella di Vicenza, sottolineano che l’obiettivo non è vietare le tradizioni, ma proteggere la qualità dell’aria, equilibrando sostenibilità e patrimonio culturale. Il dibattito, però, rimane acceso: da un lato c’è la necessità di affrontare il cambiamento climatico e ridurre l’inquinamento, dall’altro c’è il desiderio di preservare le consuetudini popolari che scandiscono la vita comunitaria. Il compromesso tra tutela ambientale e tradizione continua a essere una sfida aperta in tutta Italia.