Lite al lido per un panino: mamma denuncia umiliazione per il figlio celiaco

Una mamma di Monopoli denuncia un comportamento umiliante del gestore di un lido, che concede il permesso di portare un panino solo al figlio celiaco, suscitando polemiche e discussioni sul rispetto delle esigenze alimentari nei locali balneari.

Lite al lido per un panino: mamma denuncia umiliazione per il figlio celiaco

Una semplice richiesta di portare un panino per il proprio figlio celiaco si è trasformata in un acceso confronto tra una madre e il gestore di un lido a Monopoli, scatenando polemiche e discussioni sulla gestione delle esigenze alimentari nei locali balneari. La vicenda riguarda Maria (nome di fantasia), madre di due bambini, uno dei quali celiaco, che prima di recarsi al mare contatta il lido Marzà per un chiarimento: «Posso portare una merenda per i miei bambini?».

La risposta ricevuta lascia Maria senza parole: il gestore concede il permesso solo per il figlio con intolleranza, imponendo che il panino venga consumato lontano dagli ombrelloni, quasi a volerlo nascondere. Alla richiesta di estendere l’autorizzazione anche al fratellino, la risposta rimane un netto no: «Le sto facendo una cortesia solo per il celiaco». La madre ricorda che il regolamento regionale consente l’introduzione di alimenti per uso personale, soprattutto in caso di esigenze dietetiche particolari, ma il dialogo degenera rapidamente. «Mi ha detto di non avvicinarmi, mi ha aggredita verbalmente, sostenendo che quella era proprietà privata. È stato umiliante», racconta Maria.

Il problema, secondo lei, non erano i costi richiesti per ombrellone, lettini e parcheggio, ma il fatto di dover negoziare un permesso che, a suo avviso, sarebbe dovuto essere automatico per entrambe i figli. La madre sottolinea come la situazione metta un genitore in una condizione di estrema frustrazione, costretto a scegliere quale figlio possa mangiare secondo le regole imposte dal gestore.

Dal canto suo, il titolare del lido, Viero Affatato, difende la propria posizione: «Certo che poteva portare il panino per il figlio intollerante, ma pregandola di consumarlo in zona bar. Non gradisco che si mangi sotto l’ombrellone per motivi igienici». Affatato sostiene di aver agito in conformità con le proprie politiche interne, volte a garantire pulizia e sicurezza, e insiste sul fatto che il permesso era già stato concesso, seppur limitato.

La vicenda ha rapidamente catturato l’attenzione dei media locali e dei social, alimentando un dibattito più ampio sul diritto dei genitori di tutelare le esigenze alimentari dei figli, specialmente quando si tratta di intolleranze o allergie. Molti utenti hanno criticato l’atteggiamento del gestore, ritenendolo eccessivamente rigido, mentre altri sottolineano la necessità dei lidi di mantenere standard igienici e regolamentazioni interne. Questo episodio evidenzia le difficoltà che possono emergere tra esigenze personali e regolamenti dei locali, sottolineando l’importanza di comunicazioni chiare e rispetto reciproco. Mentre le leggi regionali tutelano l’introduzione di cibi per necessità dietetiche, la gestione pratica di queste disposizioni può portare a tensioni e incomprensioni, come nel caso del lido Marzà.

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