Lettomanoppello: grave episodio coinvolge Cleria Mancini e l’ex marito

Cleria Mancini, 66 anni, è stata coinvolta in un grave episodio con l’ex marito a Lettomanoppello, mettendo in luce criticità nelle misure di prevenzione e protezione delle persone a rischio.

Lettomanoppello: grave episodio coinvolge Cleria Mancini e l’ex marito

Il femminicidio avvenuto a Lettomanoppello, in provincia di Pescara, il 9 ottobre 2025 ha sconvolto profondamente la comunità locale e sollevato inquietanti interrogativi sulle modalità di prevenzione della violenz@ di genere e sul ruolo delle istituzioni di fronte ai segnali d’allarme più evidenti.

Nel tardo pomeriggio, intorno alle 18:30, Cleria Mancini, 66 anni, è stata raggiunta dall’ex marito Antonio Mancini, 69 anni, mentre si trovava nei pressi di una farmacia del paese per alcune commissioni. La donna era accompagnata dal nipotino dodicenne, che per puro caso è rimasto illeso. Secondo le testimonianze raccolte immediatamente dopo il delitto, Mancini avrebbe urlato alcune frasi min@cciose prima di spar@re più colpi di pistol@ all’impazzata, lasciando Cleria senza vita sull’asfalto.

Dopo il delitto, Mancini è salito in auto e si è diretto verso Turrivalignani, piccolo centro distante pochi chilometri, dove si è barric@to in un bar, continuando a spar@re diversi colpi contro una vettura parcheggiata. Non ha opposto resistenza ulteriore, lasciando che i carabinieri intervenissero approfittando di un attimo di distrazione. Gli operatori del 118, subito accorsi sul luogo del delitto, hanno potuto solo constatare il decesso della donna.

La dinamica del femminicidio si è consumata con una rapidità brut@le ma era, secondo il figlio della vittim@, una tragedi@ annunciata. Ai microfoni del Tgr Abruzzo, Camillo, figlio di Cleria, ha dichiarato di aver segnalato più volte alle autorità la pericolosità del padre e la presenza dell’arm@, invocando un provvedimento di disarmo che non è mai arrivato. “Era pericoloso, andava dis@rmato“, ripete con la voce rotta dal dolore.

Le sue parole rivelano una profonda frustrazione per un sistema che troppo spesso si rivela inadeguato a tutelare le vittime, anche quando i segnali di rischio sono evidenti. Indizi preoccupanti erano stati disseminati anche sui social: Mancini firmava i suoi post come “Antonio Ayatollah”, pubblicando negli ultimi mesi numerose frasi min@cciose e dal tono vendicativo, rivelando una crescente rabbia e un’ossessione incontrollata per la ex moglie. La sua condizione di isolamento e il rifiuto della separazione avevano portato a una deriva personale sfociata in una violenz@ estrema.

La Procura di Pescara indaga ora non solo sull’omicidio, ma anche su eventuali responsabilità per omissione di controllo. Se verrà confermato che Mancini possedeva legalmente la pistol@ (alcune fonti riportano però che l’oggetto sarebbe rubato “ad un agente della polizia penitenziaria nel 2011“), sarà necessario chiarire chi avrebbe dovuto intervenire per evitarne l’uso. Le istituzioni locali, con il sindaco di Lettomanoppello in prima fila, chiedono maggiore prevenzione e una presenza più incisiva sul territorio, lamentando che troppo spesso si interviene solo a tragedi@ consumata. La scomparsa di Cleria Mancini non è solo la fine di una vita, ma l’ennesimo monito sulla necessità di ascoltare davvero le vittime e di agire concretamente contro la violenz@ maschile sulle donne: “Voglio giustizia per mia madre“, conclude il figlio, “È stata uccis@ due volte: prima dalla violenz@, poi dall’indifferenza“.

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