Lanciao:Domenica sera, in città c’è fermento per il posticipo di Serie A. Io e un amico decidiamo di uscire qualche minuto prima per raggiungere una pizzeria del centro, dove intendiamo guardare la partita. Camminiamo tra le strade illuminate di Lanciano, scambiandoci qualche battuta sul match imminente, quando all’improvviso una voce flebile e tremante attira la nostra attenzione: Aiutatemi… vi prego, aiutatemi…”Ci fermiamo di colpo, guardandoci attorno per capire da dove provenga il richiamo. A pochi passi da noi, accanto all’ingresso di un’abitazione, notiamo una scena che ci gela il cruore: un uomo anziano è disteso a terra, il volto pallido, circondato da una larga chiazza di cruore.
Accanto a lui, un bastone, evidentemente utilizzato per reggersi in piedi, e una scatola di pizza appena socchiusa, il cui contenuto probabilmente non verrà mai consumato. Ci avviciniamo di corsa. “Vi prego, aiutatemi…“ripete l’uomo con voce spezzata. Dice di essere caduto mentre rientrava a casa. Il cruore continua a colare dalla sua testa, segno che la lesione potrebbe essere seria. Uno di noi si precipita nella pizzeria per chiedere aiuto, mentre l’altro si inginocchia accanto a lui cercando di rassicurarlo e, nel contempo, evitare che faccia movimenti improvvisi che possano aggravare la sua situazione.
Dalla pizzeria escono in aiuto il titolare e un suo collaboratore. Immediatamente, viene chiamato il 118: l’operatore prende nota dell’indirizzo e assicura l’invio di un’ambulanza il prima possibile. Nel frattempo, con qualche tovagliolo di fortuna, cerchiamo di tamponare la ferita alla testa dell’anziano, sperando di arrestare il flusso di cruore. I minuti passano, ma dell’ambulanza nessuna traccia. L’apprensione cresce tra i presenti. Alcuni clienti della pizzeria, vedendo la scena, si avvicinano e si uniscono nel tentativo di prestare soccorso. Qualcuno prende il telefono e chiama il 113 per sollecitare l’intervento.
Dall’altro capo rispondono che un’ambulanza è stata già inviata… ma che sta arrivando da Casoli, un comune distante oltre 20 km da Lanciano. Nel frattempo, cerchiamo di far parlare l’anziano per tenerlo vigile. Ci dice di chiamarsi Antonio S., classe 1939. Racconta di essere sceso in pizzeria per comprare una pizza da portare alla moglie Aurelia, di un anno più giovane. Con un filo di voce, quasi a voler sdrammatizzare, aggiunge: “Devo tornare da mia moglie, la pizza si sta raffreddando…” Nel frattempo, la moglie, preoccupata per il ritardo del marito, scende le scale e si affaccia sul pianerottolo.
Alla vista del marito a terra e della scena attorno a lui, appare visibilmente scossa. Poi, osservando i tanti giovani che lo circondano e lo assistono, si siede sui gradini e si unisce alla conversazione, trovando un minimo di conforto nella loro presenza. Dopo 30 lunghissimi minuti, finalmente arriva l’ambulanza. Un tempo inspiegabilmente lungo per un intervento in un centro urbano, considerando che nelle città il protocollo prevede un tempo massimo di 8 minuti per le emergenze e 20 minuti nelle aree extraurbane. Gli infermieri scendono rapidamente dal mezzo, si avvicinano all’anziano e gli prestano le prime cure.
Dopo averlo stabilizzato, lo adagiano sulla barella e lo caricano sull’ambulanza. Per fortuna, la situazione sembra meno grave di quanto inizialmente temuto. Mentre l’ambulanza della Croce Rossa si allontana, tra i presenti si diffonde un interrogativo inquietante: com’è possibile che in una città di 34.000 abitanti, con un ospedale sul territorio, non ci sia un’ambulanza disponibile per le emergenze? La vicenda solleva dubbi e polemiche sulla gestione del sistema di emergenza sanitaria locale. Se in un caso del genere si è dovuto aspettare mezz’ora, cosa sarebbe accaduto in una situazione ancora più grave? Una domanda destinata a rimanere senza risposta… almeno fino alla prossima emergenza.