Indagata la madre di Denisa Maria Adas, la rumena scomparsa a Prato

A far partire le indagini sulla madre è la testimonianza di un’amica. Pare che la donna sia stata rapita da una banda. Un avvocato si sarebbe fatto avanti per fare da mediatore coi rapitori.

Indagata la madre di Denisa Maria Adas, la rumena scomparsa a Prato

Spuntano nuove rivelazioni sulla scomparsa di Denisa Maria Adas, la giovane donna rumena scomparsa a Prato nella notte tra il 15 e il 16 maggio. Le indagini condotte dalla polizia hanno preso un’altra direzione rispetto a quanto si era ipotizzato inizialmente, grazie alla testimonianza di un’amica e ad un legale che pare si sia proposto per trovare un accordo coi rapitori.

L’amica di Denise, una escort di professione che si fa chiamare Alexandra, ha rivelato alla Procura aspetti  sconvolgenti sulla fine della rumena: sembra che a sottrarre la donna sia stato un gruppo di connazionali, che fra l’altro le avrebbero anche rotto i denti e seviziata. Alexandra, che al momento alloggia al residence “Ferrucci”, è giunta in città da appena una settimana, e il suo racconto ha dato una svolta all’indagine, soprattutto per un altro particolare: la donna ha parlato, infatti, di un avvocato, che sarebbe la chiave di questo giallo.

Dalle indagini è emerso che l’uomo è in contatto con il gruppo che ha rapito Denisa e che sia messo in mezzo per fare da mediatore. Il contatto telefonico sarebbe avvenuto tramite una linea alternativa non rivelata agli inquirenti dalla mamma di Denisa. Per accertare la veridicità delle informazioni fornite da Alexandra, la Procura ha emesso un mandato di perquisizione nella casa della madre, che abita nel quartiere di Torpignattara a Roma, al fine di sequestrare materiale utile all’indagine.

La donna è stata iscritta nel registro degli indagati per false informazioni al pubblico ministero ed è stata interrogata in Procura. Stando alla ricostruzione dei fatti, la madre ha tentato di risolvere la vicenda con l’aiuto dell’avvocato, tenendo fuori gli investigatori, e omettendo quindi dettagli ritenuti rilevanti.

Durante la perquisizione nella casa della donna, gli investigatori hanno trovato un secondo telefono cellulare che Maria Cristina Puan avrebbe usato per mettersi in contatto con il legale. Costui l’aveva ricontattata per farle sapere che Denisa era viva, anche se era nelle mani di connazionali coinvolti in un giro di prostituzione.

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