A Capizzi, piccolo centro nel cuore dei Nebrodi, la serata del primo novembre si è trasformata in un momento di profonda tristezza e incredulità. Giuseppe Di Dio, studente sedicenne dell’istituto alberghiero, si trovava in via Roma davanti a un bar molto frequentato dai giovani della zona, quando un’auto con tre persone a bordo si è fermata sul posto e da essa sarebbe sceso un individuo che ha aperto il fuoco.
Giuseppe è stato raggiunto da un colpo rivelatosi purtroppo letale, mentre un altro ragazzo presente è rimasto contuso e successivamente soccorso. Non è in condizioni critiche. A distanza di poche ore, i carabinieri hanno fermato tre persone: un ventenne, ritenuto l’esecutore del gesto, il padre e il fratello. Le prime ricostruzioni investigative suggeriscono che il giovane responsabile dell’azione non avesse come obiettivo né Giuseppe né l’altro ragazzo, ma un’altra persona con la quale, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe avuto contrasti personali.
Una situazione che rende la vicenda ancora più difficile da accettare, poiché Giuseppe si sarebbe trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. La comunità è scossa e non si dà pace. Giuseppe viene ricordato come un ragazzo educato, riservato, attento allo studio e circondato dall’affetto dei familiari. Il sindaco di Capizzi, Leonardo Giuseppe Principato Trosso, ha espresso pubblicamente lo sgomento dell’intero paese, sottolineando come la famiglia del giovane sia conosciuta e stimata. Per loro si tratta di una perdita impossibile da comprendere.
Diversa la situazione riguardante i tre fermati: il sindaco ha confermato che negli anni non sono mancati episodi problematici legati al loro nucleo familiare, fino a un recente accertamento da parte delle autorità. Anche per questo motivo la comunità chiede un rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine sul territorio, per evitare che una località tranquilla e abitualmente caratterizzata da una forte socialità giovanile possa diventare teatro di tensioni.
Il bar davanti al quale è accaduto tutto è un punto di ritrovo ben noto a Capizzi: se la situazione fosse degenerata ulteriormente, le conseguenze avrebbero potuto coinvolgere molte più persone presenti in quella serata di svago. Le indagini restano in corso, coordinate dalla Procura di Enna, per chiarire con precisione movente, dinamiche e responsabilità. Nonostante il rapido intervento delle forze dell’ordine, resta un vuoto enorme: quello di una vita spezzata troppo presto, per cause che mai dovrebbero sfiorare i giovani.