Il clandestino Mohamed, lo stupratore senegalese della 15enne di Jesolo, non può essere espulso: la compagna lo difende

Arrivato in Italia a 16 anni, nel 2009, Mohamed Gueye, il 25enne senegalese fermato dalla polizia con l'accusa di aver violentato una ragazzina di 15 anni sull'arenile di piazza Mazzini, vede al suo attivo una lunga sequela di atti criminali.

Il clandestino Mohamed, lo stupratore senegalese della 15enne di Jesolo, non può essere espulso: la compagna lo difende

Mohamed Gueye, lo spacciatore che ha violentato a Jesolo una ragazzina di 15 anni, è nato a Dakar il 5 aprile 1993 e in Italia era giunto con altissime aspirazioni: credeva di avere le carte in regola per sfondare nel mondo del calcio. Dopo qualche saltuaria presenza nelle squadre dilettantistiche del Veneziano, dopo provini, allenamenti, non è mai riuscito ad imporsi veramente, a lasciare il segno. Guardando la carta d’identità, e i documenti anagrafici ottenuti dal Comune di Marcon, incredibilmente si evince che alla voce professione figura ancora la definizione di calciatore.

Mohamed non è giunto nel nostro Paese su un barcone, è arrivato a bordo di un aereo di linea dal Senegal, atterrato all’aeroporto Marco Polo di Venezia: Gueye era in possesso di un visto turistico per andare a trovare la sorella che viveva con il marito in una villetta a Marcon, in provincia di Venezia. Il senegalese ha conosciuto una donna italiana con la quale ha avuto una figlia: i tre hanno vissuto insieme nella casa della sorella per qualche tempo, poi i due si sono separati, e la compagna ha deciso di trasferirsi assieme alla figlia.

Nel frattempo, l’uomo ha iniziato a commettere una sequela di reati culminati nello stupro della ragazza: incredibilmente non potrà essere espulso. Mohamed Gueye aveva un permesso di soggiorno scaduto nel 2013 e, dopo aver compiuto atti osceni in un autobus di fronte a passeggeri, dopo aver rubato 700 euro in casa di alcuni studenti che lo avevano ospitato a dormire, dopo aver compiuto il reato di resistenza a pubblico ufficiale, era stato investito da un decreto di espulsione. Il senegalese lo ha impugnato, spiegando di non poter essere espulso poiché sua figlia vive in Italia.

L’uomo è conosciuto nel mondo della malavita come “Mario”, per la sua somiglianza con Balotelli e per il suo fanatismo calcistico, o “Momo“.  La sua carriera criminale prevede rapina, furto, lesioni, minaccia, fino alla resistenza a pubblico ufficiale: un casellario giudiziale lungo cinque pagine. “Un ladruncolo dal carattere fumantino e dai modi violenti“, è la definizione che ne danno le forze dell’ordine trovatesi ad avere a che fare con lui.

Gli investigatori parlano di prove schiaccianti e inequivocabili: l’esito dell’indagine ha portato al fermo convalidato in arresto dal Gip Roberta Marchiori. Sull’inchiesta, coordinata dal Pm Massimo Michelozzi, resta il massimo riserbo per tutelare la minore. Attualmente, si trova nel carcere veneziano di Santa Maria Maggiore. La colpevolezza di Mohamed Gueye, per la procura di Venezia certa, per la sua compagna è assurda: “L’uomo che conosco non può aver fatto questo“. 

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