Il boss Marco Di Lauro "tradito" da un femminicidio commesso da un suo luogotenente

Salvatore Tamburrino, elemento di spicco del clan Di Lauro, ha ucciso la moglie con 3 colpi di pistola perché voleva lasciarlo. Dalle telefonate fatte dall'uomo agli affiliati del clan, i poliziotti sono giunti al covo del ricercato.

Il boss Marco Di Lauro "tradito" da un femminicidio commesso da un suo luogotenente

Forse sarebbe sfuggito ancora una volta alla cattura se non fosse stato per un episodio di femminicidio. Marco Di Lauro, il superlatitante arrestato sabato pomeriggio, mentre si trovava in un modesto appartamento di Chiaiano, periferia a Nord di Napoli, è stato infatti “tradito” dall’omicidio della moglie commesso da un suo luogotenente.

Salvatore Tamburrino, 40 anni, questo il nome dell’uomo, sabato mattina si era recato a casa della moglie, Norina Matuozzo, di 33 anni, per avere un chiarimento circa le intenzioni della donna di separarsi. Dalle parole si è passati in poco tempo ai fatti e, davanti all’ennesimo rifiuto della moglie di rappacificarsi, l’uomo ha estratto la pistola e ha esploso 3 colpi, uccidendo la donna all’istante.

Dopo il delitto, l’uxoricida è fuggito per timore di subire rappresaglie da parte dei parenti della vittima. Ma la sua fuga è durata poco, perché poco dopo l’assassino si è costituito alla polizia, accompagnato dal suo legale. Non prima, però, di aver contattato telefonicamente alcuni esponenti di spicco del clan, per comunicare loro l’intenzione di consegnarsi alle forze dell’ordine.

Da qui, secondo gli investigatori, è partita una fibrillante serie di chiamate tra gli affiliati della cosca, molti dei quali avevano il cellulare sotto controllo. Qualche parola di troppo, qualche riferimento fuori luogo, qualche nota involontaria, e i poliziotti in poco tempo sono riusciti a risalire al covo del latitante, che nel frattempo pranzava con la compagna e i gatti.

L’intervento delle forze dell’ordine è stato da manuale: intorno alle 14, centoventi agenti hanno circondato l’edificio; alcuni di loro sono saliti sul terrazzino per evitare vie di fuga alternative, mentre una ventina di poliziotti hanno fatto irruzione nell’appartamento del boss, il quale ha avuto solo il tempo di capire che la sua fuga era finita.

“Non ha opposto resistenza e non era armato”, ha riferito ai giornalisti il questore di Napoli: non era nemmeno sorvegliato da guardaspalle. Durante l’arresto, Di Lauro ha solo chiesto ai poliziotti di prendersi cura dei gatti. Poi è stato portato nel carcere di Poggioreale, dove dovrà scontare una pena definitiva di 11 anni di carcere per associazione mafiosa, e per altre pendenze penali a suo carico.

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