Migliorano le condizioni di salute del primo paziente italiano di Ebola, il medico di Emergency che è stato ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma dopo aver contratto il virus ebola in Sierra Leone. La struttura, che risulta adeguata ad accogliere malati di patologie infettive, ha accolto il dottore nella massima sicurezza e ha provveduto a rispettare tutte le norme durante il trasporto.
La notizia del suo miglioramento arriva dai medici che lo hanno in cura e che lo seguono dal giorno del ricovero. Anche il medico ha ammesso di sentirsi meglio grazie alle cure ricevute e soprattutto dopo che ha ricevuto il plasma di convalescenza, che non è altro che il plasma delle persone che hanno contratto il virus e adesso stanno bene. I dottori dell’ospedale Spallanzani, che ogni giorno visitano il paziente e si accertano delle sue condizioni, hanno commentato così il suo stato di salute:“La temperatura corporea è attualmente inferiore ai 38 gradi. Al momento i parametri vitali sono nella norma. Il paziente è vigile e collaborante, deambula autonomamente nella stanza, interagisce positivamente con il personale sanitario. Migliorati i parametri ematologici (globuli bianchi e piastrine). I parametri della funzionalità epatica e renale sono normali. Nessun nuovo sintomo caratteristico della malattia, né manifestazioni emorragiche”.
A coordinare l’equipe dell’ospedale è Nicola Petrosillo, ed è stato proprio lui a comunicare attraverso Rainews24 che le condizioni del medico sono nettamente migliorate e che reagisce bene alla terapia. Certo ancora è presto per dire che è fuori pericolo, ribadisce Petrosillo, e la prognosi rimane riservata, ma è quasi certo che sarà sciolta a breve. Comunque, assicura Petrosillo, la situazione è sotto controllo e ogni fase viene seguita rigorosamente. Anche per un possibile contagio dell’equipe medica che si è occupata del dottore di emergency è stata attuata una task force di sicurezza che garantisce l’incolumità dei sanitari.
E a questo proposito Petrosillo ha aggiunto: “Una volta terminata l’attività possono tornare a casa perché non hanno avuto contatti a rischio, per cui non c’è alcun problema relativo all’isolamento degli operatori sanitari”. Le parole del coordinatore vanno a tranquillizzare familiari e amici del personale che ha aiutato la guarigione del dottore.