Delitto di Ancona: morto Fabio Giacconi, ucciso dal fidanzato della figlia

Non ce l'ha fatta Fabio Giacconi, sottufficiale dell'Aeronautica, a sopravvivere all'atroce aggressione messa in atto dal fidanzato diciottenne della figlia durante la quale perse la via anche la moglie, Roberta Pierini

Delitto di Ancona: morto Fabio Giacconi, ucciso dal fidanzato della figlia

Era il 7 novembre scorso quando due genitori, Fabio Giacconi e Roberta Pierini, si vedevano puntare contro una pistola Beretta calibro 9; ad impugnare l’arma era Antonio Tagliata, un giovane diciottenne fidanzato con la figlia sedicenne dei coniugi Giacconi.

La ” colpa ” dei genitori sarebbe stata quella di aver ostacolato la storia di amore tra i due giovani che, attualmente, si trovano in carcere; lui, maggiorenne, è rinchiuso nel carcere di Camerino con l’accusa di omicidio e tentato omicidio mentre lei, minorenne, si trova nell’Istituto di pena minorile di Nisida, a Napoli con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato e tentato omicidio.

L’aggressione fu una vera e propria esecuzione: Roberta Pierini fu colpita al fianco ed al braccio e quando era già in terra fu finita con un colpo alla testa, che ne causò la morte all’istante; Fabio Giacconi fu colpito da 4 proiettili al torace ed al capo. Fu portato all’ospedale di Ancona in condizioni disperate dove ha lottato tra la vita e la morte per quasi un mese, nel reparto di rianimazione, dove oggi si è spento.

I due fidanzatini vennero arrestati immediatamente, alla stazione di Falconara da cui stavano cercando di scappare. Antonio Tagliata ha confessato fin da subito di essere stato lui a premere il grilletto ma ha sempre negato, e continua a negare, l’intenzionalità e la premeditazione dei delitti. Il giovane sostiene di essere andato a casa Giacconi per avere un chiarimento con i genitori della fidanzatina, per convincerli ad accettare la loro storia d’amore ma che in seguito ad un atteggiamento ostile del padre della ragazza avrebbe perso il controllo e sparato.

Anche la figlia delle vittime sostiene la stessa versione, che appare poco plausibile in quanto non spiega il perché, se le intenzioni erano davvero quelle di una riconciliazione, Antonio Tagliata avrebbe dovuto portare con sé una pistola.

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