Dal Ponte Morandi ai ponti italiani: sono migliaia quelli da sostituire

Ricostruita la mappa italiana dei ponti a rischio. Nessuno li ha collaudati, sono pericolanti o terremotati. L'allarme degli ingegneri: non si può più aspettare.

Dal Ponte Morandi ai ponti italiani: sono migliaia quelli da sostituire

Sono molti i ponti aperti alla circolazione nonostante le evidenti fragilità strutturali. Sulla statale calabrese 107, nel tratto tra Paola e Crotone, al centro del ponte di Celico c’è un avvallamento, periodicamente vengono effettuati dei lavori: l’Anas però, dal canto suo, assicura che è perfettamente sicuro. Così, la gente che deve percorrerlo, prima di attraversarlo, si affida al Signore con un segno della croce.

Il terremoto dell’Aquila ha sconquassato la stabilità dei viadotti sull’autostrada A24/A25 di Popoli, Svincolo Bussi e Tornimparte per i quali da tempo è stata chiesta una verifica. Ci sono poi i ponti che non sono mai stati collaudati come il Viadotto della Magliana, di cui il docente di Tecnica delle costruzioni all’Università La Sapienza, Remo Calzona, ha affermato: “Una struttura che non è mai stata collaudata, ed è fuorilegge dal 1950, quando era stata inaugurata. Andrebbe chiusa all’istante, ma è troppo utile per snellire il traffico in un intero quadrante di Roma. E così resta aperta“.

Ci sono ponti chiusi, ma solo formalmente, per il degrado e la pericolosità. In Sicilia orientale, lungo la provinciale 74, il ponte che attraversa il fiume Gornalunga sarebbe chiuso se non fosse che i blocchi di cemento sono stati spostati e ora è aperto al traffico locale. Altri ponti chiusi sono il viadotto Manna ad Ariano Irpino, il viadotto Morandi di Agrigento. Tra quelli in ristrutturazione citiamo il ponte di Occhiobello sul Po, i ponti sulla A6 Piemonte-Liguria e, sul raccordo Potenza-Sicignano, il ponte Carpineto I. 

Sono davvero tanti – 60mila – i ponti che aiutano il Bel Paese, attraversato in lungo e in largo da fiumi e canali, ad accorciare le distanze e a mettere in comunicazione le varie città. Voler scrivere in poche righe la storia di ciascuno diventa difficile. Diecimila di questi ponti – secondo il Cnr – sono da tenere sotto osservazione per mancato collaudo, corrosione dei materiali, instabilità dovuta a terremoti e altro.

Il presidente nazionale dell’Ordine degli ingegneri, Armando Zambrano, conferma che la stima del Cnr è realistica, e ha inoltre affermato che il problema è “noto da anni tra gli addetti ai lavori e che il moltiplicarsi di incidenti, dei quali il tragico evento di Genova è solo il più grave e l’ultimo, avrebbe dovuto porre l’urgenza di un check up di tutte le strutture oltre i 50 anni, chiarendo priorità e metodologie di intervento”. Purtroppo, ha osservato il Presidente degli ingegneri “la prevenzione paga poco in termini elettorali” e finché non c’è tragedia, il problema non esiste. Il Paese deve decidere, non può attendere – è l’appello lanciato da Zambrano -, altrimenti la struttura crolla.

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