Crac Divina Provvidenza, richiesta d’arresto per senatore Ncd Azzollini

Tra i 10 arrestati per il crac della Divina Provvidenza (si parla di 500 milioni di euro), c'è anche il senatore del Nuovo centrodestra Antonio Azzollini: "Mi difenderò nelle sedi opportune"

Crac Divina Provvidenza, richiesta d’arresto per senatore Ncd Azzollini

C’è anche il senatore del Nuovo Centrodestra Antonio Azzollini tra le dieci persone raggiunte da un provvedimento di custodia cautelare per il crac della casa di cura Divina Provvidenza. Oltre al senatore – già indagato per la maxitruffa al porto di Molfetta – sono stati arrestati Dario Rizzi (64 anni) ex direttore generale della casa di cura, Antonio Battiante (43), ex dg e amministratore dal 2010, Rocco Di Terlizzi, amministratore dal luglio del 2009. Domiciliari per suor Marcella (Rita Cesa, 74 anni), suor Consolata (Assunta Puzzello, 72 anni), economa della Congregazione, Angelo Belsito, 68 anni, Antonio Damascelli, 67 anni, consulente fiscale, Adriana Vasiljevic, 29 anni, e Augusto Toscani, 69 anni, collaboratori dell’ente.

Dopo il coinvolgimento di Giuseppe Castiglione nell’appalto del Cara di Mineo, il Nuovo Centrodestra si trova, dopo pochi giorni, ancora al centro di uno scandalo, con la ‘grana-Azzollini’. Il senatore ha commentato: Mi difenderò davanti ai giudici e nelle aule parlamentari per la parte che compete ad esse”. E in effetti, il Ncd è il partito con la maggior percentuale di parlamentari che hanno avuto problemi con la giustizia: si tratta di 19 deputati su 54, ben il 35%.

Le misure cautelari sono scattate dopo che l’ente ecclesiastico ha maturato un buco da 500 milioni di euro, con i reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta e diversi altri. I finanzieri hanno sequestrato la cifra di 32 milioni di euro oltre ad un immobile, destinato ad una clinica privata a Guidonia, che sarebbero stati fittiziamente intestati ad altri enti ecclesiastici paralleli, in modo da sottrarsi ai creditori e, quindi, allo Stato, che vanta crediti per 350 milioni di euro sui 500 di debito delle Case di cura.

Secondo la Procura di Trani, “Negli ultimi decenni si è invero assistito ad un lento ed incessante processo di secolarizzazione della Congregazione, divenuta facile e ghiotta preda di poteri forti e di trame politiche; nel corso di questo processo involutivo le stesse Ancelle (le suore che gestivano la casa di cura, ndr) sembrano aver completamente rinnegato i canoni fondativi della loro missione, rendendosi complici, quando non addirittura protagoniste di primo piano, dei gravi misfatti compiuti all’interno dell’ente.

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