La lotta contro il Coronavirus continua e gli ospedali si trovano ancora a fronteggiare il problema della mancanza di ventilatori polmonari, che di solito aiutano la respirazione dei pazienti tramite macchinari, se non sono capaci di sostenerla autonomamente. A causa di questo problema diffuso, recentemente un medico operativo presso l’ospedale Sant’Orsola di Bologna ha trovato un modo per collegare due pazienti Covid-positivi ad un unico ventilatore polmonare.
Ora un ricercatore ha pensato, invece, ai tanti dispositivi di respirazione di livello inferiore che giacciono negli armadietti, perché considerati non idonei a svolgere il ruolo di salvavita. Di questi dispositivi se ne contano centinaia di migliaia, un numero non trascurabile. Trammell Hudson ha analizzato un ventilatore di livello “inferiore” chiamato AirSense 10 e nonostante il costruttore afferma che, per funzionare come quei dispositivi di cui oggi c’è carenza, ci sia bisogno di importanti lavorazioni, in realtà nel software la funzione per svolgere il ruolo di BiPAP già c’è, anche se ufficialmente funziona come C-PAP.
Usare ventilatori più economici per combattere il Coronavirus
Il costo dell’AirSense 10 è di circa 600-700 euro e la sua funzione è solo quella di fornire supporto durante brevi “apnee”, o brevi mancanze d’aria, ma non è progettato per sostenere l’intera respirazione per un tempo prolungato, come c’è bisogno, invece, per i pazienti che sono affetti dal nuovo Coronavirus. Tuttavia, il firmware parla chiaro: la funzione c’è.
Pertanto il ricercatore ha deciso di rilasciare una sorta di patch, proprio come un jailbreak di un iPhone, che sblocca questa funzione. Grazie a questa scoperta, anche l’AirSense 10 potrà essere usato come BiPAP, ovvero una modalità di respirazione caratterizzata dall’applicazione bifasica (cioè su due differenti livelli) della pressione positiva continua delle vie aeree.
Il C-PAP, invece, è un metodo di ventilazione meccanica a pressione positiva, utilizzato principalmente nel trattamento delle apnee del sonno. Proprio grazie a questo metodo, sarà possibile utilizzare questi strumenti – al momento inutilizzati ed inutilizzabili – e ridurre le criticità dovute alla mancanza di attrezzature sanitarie. Potrebbe essere un modo intelligente ed innovativo per combattere il Covid-19.