Chieti, gestore rifugio isolato a 2mila metri: "Noi come Rigopiano"

Il gestore del rifugio Bruno Pomilio, situato nel Parco della Majella, è rimasto isolato - a duemila metri di altitudine con metri e metri di neve intorno - a causa della mancata liberazione della strada innevata.

Chieti, gestore rifugio isolato a 2mila metri: "Noi come Rigopiano"

Il gestore del rifugio “Bruno Pomilio“, situato nella meravigliosa cornice del Parco della Majella, è isolato da giorni attorniato da metri di neve ed impossibilitato ad andare via a causa dell’impraticabilità delle strade, che non sono state liberate dalla copiosa nevicata da chi di dovere. Una situazione che ricorda i fatali errori che hanno poi contribuito alla tragedia di Rigopiano.

Roberto D’Emilio è un imprenditore, gestore del noto rifugio di montagna che, con grande coraggio, anni fa a deciso di investire centinaia di migliaia di euro per dare nuova vita allo storico rifugio sito in uno dei tratti più belli e scenografici del Parco della Majella.

Una scelta di vita non comune, che l’ha portato a vivere con la sua famiglia in questa cornice meravigliosa, che in inverno però diventa invivibile e pericolosa. Ecco perchè, tra il terremoto e le proibitive condizioni metereologiche degli ultimi giorni, il gestore – per coscienza – ha preferito disdire tutte le prenotazioni – circa venticinque – che gli erano arrivate; turisti che provenivano da ogni parte del mondo, amanti della montagna abruzzese, ma anche locali che amavano fare le classiche ciaspolate.

Prima che la situazione meteo volgesse al peggio e le strade erano ancora praticabili, aveva fatto andar via anche la propria famiglia, preferendo presidiare l’albergo – la sua creatura, la sua vita – da solo. Ma non immaginava che l’isolamento potesse durare così tanto.

Sono infatti giorni che manda email, messaggi e diffide agli enti preposti che dovrebbero sgomberare la strada, affinchè il rifugio possa essere nuovamente raggiungibile. I danni subiti, infatti, ormai non si contano più, mandando al macero tutti i cibi del surgelatore – pari a circa settemila euro – poichè le batterie per mantenere attivo il generatore di corrente gli servono per lo strumento in questo momento più importante, ovvero il telefono, che gli consente di mantenersi sempre in contatto con le amministrazioni locali.

Le turbine sono rotte o sembra siano arrivate solo a tre chilometri dal rifugio. Una situazione che rimanda inevitabilmente alla triste e terrificante tragedia dell’hotel Rigopiano, sperando sempre che stavolta si riesca ad arrivare in tempo.

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