Caso Vannini, 300 mila firme per la petizione web: "No al reintegro di Ciontoli nelle Forze Armate"

Non si fermano le polemiche dopo la sentenza del caso di Marco Vannini, il giovane 20enne ucciso a Ladispoli il 18 maggio 2015 mentre si trovava a casa della fidanzata.

Caso Vannini, 300 mila firme per la petizione web: "No al reintegro di Ciontoli nelle Forze Armate"

La condanna a 5 anni di reclusione, per omicidio colposo, di Antonio Ciontoli, condannato in primo grado a 14 anni per la morte di Marco Vannini, ha destato un mucchio di polemiche. Anche il web è insorto contro quella sentenza definita da molti “ingiusta” e “vergognosa lanciando una petizione on line su Change.org rivolta al Ministro della Giustizia Bonafede, affinché intervenga sul caso.

Su Facebook, il Ministro, infatti ha definito inaccettabili le parole pronunciate dal presidente della Corte di Assise di Appello, per rimproverare i parenti della vittima che avevano iniziato ad urlare durante la lettura della sentenza in aula. Infatti se qualcuno commette reato nei confronti di un giudice romano, competente sul processo è il Tribunale di Perugia. Il giudice disse: “Se volete andare a fare un giro a Perugia, ditelo“.

Anche la ministra della Difesa, Trenta, ha espresso la sua opinione sul caso, dichiarando che farà tutto ciò che è in suo potere per evitare che Ciontoli venga reintegrato nelle forze armate. Ha espresso anche tutta la sua vicinanza e cordoglio per i genitori di Marco, duramente colpiti prima dalla prematura scomparsa del figlio ed ora da una sentenza irrispettosa del diritto e dei sentimenti umani.

A raccontare il dolore che sta attanagliando in questi anni la famiglia Vannini, è anche il padre di Marco, Valerio esprimendo tutto il suo sbigottimento nei confronti di una sentenza che ha ucciso per la seconda volta il figlio. Il padre continua dicendo che è surreale aver derubricato l’omicidio del figlio in omicidio colposo.

Nessun segno di pentimento da parte dei 5 membri della famiglia Ciontoli; anzi parole false ed ambigue tese solo a salvarsi. I genitori di Marco Vannini, nonostante questa sentenza, continuano a lottare per chiedere giustizia per il figlio. Hanno sempre dichiarato che non si arrenderanno mai finquando la verità non verrà a galla.

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