Si cominciano a delineare con maggiore chiarezza alcuni elementi importanti nel caso che coinvolge Simona Cinà, la giovane pallavolista ventenne trovata senza vita nella piscina di una villa a Bagheria, nella notte tra il 2 e il 3 agosto.
A fornire un primo riscontro concreto sono i risultati preliminari dell’autopsia svolta nella mattinata di giovedì 7 agosto presso il Policlinico di Palermo. L’esame medico-legale avrebbe accertato che la causa del decesso sia riconducibile all’annegamento, escludendo quindi patologie congenite, problemi cardiaci o arresti improvvisi. Nei polmoni della ragazza sarebbe stata rilevata una significativa quantità d’acqua, elemento che porta gli specialisti a concentrarsi su quanto avvenuto prima dell’immersione.
Non è ancora chiaro se Simona sia entrata in acqua già in uno stato di alterazione dovuto a un possibile malessere, oppure se sia stata colta da un’improvvisa perdita di conoscenza dopo il contatto con l’acqua. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c’è anche quella di un’eventuale assunzione involontaria di sostanze, come alcol o farmaci, in grado di alterare la lucidità. Proprio per questo si attendono con particolare interesse i risultati degli esami tossicologici, che saranno disponibili entro la fine di agosto.
L’intera famiglia di Simona ha atteso gli sviluppi dell’esame in silenzio e con grande compostezza nel cortile dell’istituto di medicina legale, accompagnata dall’avvocato Gabriele Giambrone e dal consulente Fabrizio Ammoscato. Intanto, continuano le attività investigative da parte dei carabinieri, che stanno cercando di ricostruire nel dettaglio ciò che è accaduto durante la festa.
Gli agenti, intervenuti nei giorni successivi all’episodio, hanno posto sotto sequestro diversi oggetti trovati nella villa: tra questi, i vestiti della ragazza, il costume da bagno, alcune bottiglie di alcolici (tra cui gin, spritz e spumante), asciugamani e altri indumenti abbandonati nella zona piscina. Secondo i racconti di alcuni partecipanti, il corpo sarebbe stato notato sul fondo della vasca attorno alle 4 del mattino, in un’area scarsamente illuminata.
Un comunicato ufficiale della Procura ha confermato che due ragazzi si sarebbero subito tuffati in acqua per soccorrere la giovane, tentando manovre salvavita in attesa dell’arrivo del 118. I soccorritori, giunti poco dopo, avrebbero proseguito con ulteriori tentativi di rianimazione fino alle 5, orario in cui è stato formalmente constatato il decesso.
La Procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo contro ignoti per accertare ogni dettaglio, procedura tecnica utile a consentire tutti gli accertamenti necessari. Gabriella, cugina di Simona, ha condiviso con i giornalisti il desiderio che venga fatta piena chiarezza, pur riconoscendo che per avere un quadro completo bisognerà attendere gli esiti finali degli esami. “Quello che bisogna capire – ha dichiarato – è se Simona sia stata colta da un malessere prima di finire in acqua o se qualcosa l’abbia fatta perdere conoscenza. Era una ragazza sportiva, capace di nuotare, ed è difficile pensare che non sia riuscita a riemergere in una piscina alta circa due metri”.