Gesù rappresentato come bambina nel presepe di Mercogliano è l’ultima provocazione di don Vitaliano Della Sala, parroco “no global” noto per presepi e gesti fortemente simbolici che dividono opinione pubblica e mondo cattolico. L’iniziativa, nata per denunciare guerre, discriminazioni e maschilismo nella Chiesa, ha acceso un dibattito nazionale sul limite tra libertà pastorale e strumentalizzazione del Natale.
Nel borgo di Capocastello, a Mercogliano (Avellino), il presepe allestito nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo mostra nella mangiatoia non il tradizionale Gesù Bambino, ma una statuina con fattezze femminili. Sulla scena campeggia il cartello “Gesù Bambin@”, con la chiocciola a indicare un superamento del genere, e accanto una bandiera della pace a sottolineare la dimensione politica del messaggio. Don Vitaliano spiega che oggi Cristo si incarnerebbe nelle bambine e nei bambini “senza casa, terra, pace e futuro”, citando esplicitamente Palestina, Gaza, Ucraina e Sud Sudan.
La scelta, nelle intenzioni del parroco, vuole essere un richiamo alla carne ferita dei più piccoli nelle guerre contemporanee e un monito contro l’indifferenza. La Gesù “bambina” è pensata anche come provocazione contro la discriminazione delle donne nella Chiesa cattolica, dove il sacerdozio resta riservato ai soli uomini. Il parroco parla esplicitamente di un invito ai teologi e alle gerarchie a “non discriminare più le donne che desiderano diventare preti” e a “aprire la strada” a un diverso modo di concepire ministeri e ruoli femminili. Per don Vitaliano, il presepe diventa un “laboratorio teologico” popolare, dove la Natività viene riletta come contestazione di ogni struttura di potere che esclude i fragili e le donne.
L’operazione si inserisce nel solco di una pastorale di frontiera che lui rivendica da anni, tra bandiere della Palestina in chiesa e presepi non convenzionali. La scelta ha scatenato reazioni immediate, amplificate da social e media nazionali. Testate e commentatori più vicini al mondo conservatore parlano di “follia woke”, di “oltraggio al presepe” e di strumentalizzazione ideologica della Natività, lamentando la confusione che potrebbe generare tra i fedeli e soprattutto tra i bambini.
Sui social, tra i cattolici praticanti, emergono posizioni molto divise: alcuni difendono il parroco come voce profetica scomoda, altri invocano l’intervento del vescovo e denunciano una “cancellazione” dell’identità di Gesù così come tramandata dai Vangeli. Nel dibattito pubblico più laico, il presepe di Mercogliano viene letto sia come operazione di denuncia sui conflitti dimenticati sia come esempio di comunicazione simbolica esasperata, costruita per alimentare scontro e visibilità.
Vitaliano Della Sala, nato a Mercogliano nel 1963, è da decenni una figura di frontiera nel cattolicesimo italiano. Ordinato nel 1992, è diventato noto tra fine anni ’90 e primi Duemila per la vicinanza ai movimenti no global, la partecipazione a cortei e proteste e le critiche aperte alla gerarchia ecclesiastica, che gli sono costate richiami canonici e la sospensione a divinis. Negli anni successivi, con l’arrivo di nuovi vescovi, la sua posizione è stata regolarizzata e oggi è parroco a Mercogliano e vice direttore della Caritas diocesana di Avellino, dove concentra l’impegno sui poveri, sui migranti e sui conflitti internazionali. I presepi “rivoluzionari” sono ormai un marchio di fabbrica: nel 2023 aveva fatto discutere un allestimento con due Madonne, e da tempo annuncia presepi destinati a “far discutere”, anche ipotizzando un Gesù bambino “fatto a pezzi” a immagine dei corpi martoriati dalle guerre.