Presunta frode sui fondi Ue: fermati Mogherini e Sannino, sotto inchiesta la “fabbrica” dei diplomatici europei

La Procura europea indaga su un presunto uso irregolare di fondi Ue destinati all’Accademia diplomatica europea, con il fermo a Bruxelles di Federica Mogherini, Stefano Sannino e un dirigente del Collegio d’Europa.

Presunta frode sui fondi Ue: fermati Mogherini e Sannino, sotto inchiesta la “fabbrica” dei diplomatici europei

Federica Mogherini, ex Alto rappresentante Ue ed ex ministra degli Esteri italiana, e l’ambasciatore Stefano Sannino, già segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), sono stati fermati a Bruxelles nell’ambito di un’inchiesta della Procura europea (Eppo) su una presunta frode legata all’uso di fondi Ue per la formazione dei giovani diplomatici.

Secondo l’Eppo, sono tre le persone attualmente fermate in Belgio e sottoposte a interrogatorio: Mogherini, Sannino e un dirigente del Collegio d’Europa, identificato da vari media come Cesare Zegretti, responsabile dei programmi di formazione. Le ipotesi di reato contestate includono frode negli appalti pubblici, corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale, con i fermi che dovranno essere convalidati entro 48 ore.

L’operazione ha visto la polizia federale belga effettuare perquisizioni all’alba negli uffici del Seae a Bruxelles, nelle sedi del Collegio d’Europa a Bruges e in alcune abitazioni private, con il sequestro di documenti e materiale informatico. Alle indagini partecipa anche l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), coordinato dalla Procura europea, organismo competente per i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione.

L’indagine ruota intorno al presunto utilizzo irregolare di fondi Ue tra il 2021 e il 2022 da parte del Servizio europeo per l’azione esterna e del Collegio d’Europa, in particolare per il finanziamento della nuova Accademia diplomatica europea. Si tratta di un programma annuale di formazione destinato a giovani diplomatici, finanziato dal Seae e ospitato proprio a Bruges, che avrebbe beneficiato di appalti contestati dagli inquirenti. Uno dei punti chiave è l’acquisto, nel 2022, da parte del Collegio, di un edificio a Bruges del valore di circa 3,2 milioni di euro, destinato a ospitare i partecipanti dell’Accademia.

L’attenzione degli investigatori si concentra sul fatto che, poco dopo quell’operazione, l’Eeas avrebbe bandito una gara poi aggiudicata allo stesso Collegio per un finanziamento di circa 654.000 euro, ponendo il tema di un possibile accesso anticipato a informazioni riservate sulla procedura.Per procedere con i fermi e le perquisizioni, la Procura europea ha chiesto e ottenuto dalle istituzioni Ue la revoca dell’immunità per diversi indagati, tra cui Stefano Sannino, che nel periodo interessato era segretario generale del Seae e oggi guida la Direzione generale della Commissione europea per il Medio Oriente e il Nord Africa.

La richiesta di sospensione delle tutele è stata avanzata prima dei blitz tra Bruxelles e Bruges, segno che il dossier era già in una fase avanzata di valutazione. L’Eppo, operativo dal 2021, ha il mandato di indagare e perseguire reati come frodi ai danni del bilancio Ue, corruzione e riciclaggio legati ai fondi europei, con poteri più incisivi rispetto al solo Olaf, che si concentra soprattutto su indagini amministrative. In questo caso, l’inchiesta è partita da segnalazioni interne e successivi approfondimenti antifrode, confluiti nel fascicolo penale ora all’esame della magistratura belga e della Procura europea. Federica Mogherini, oggi rettrice del Collegio d’Europa, è stata Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue e vicepresidente della Commissione Juncker, oltre che ministra degli Esteri nel governo Renzi, e la sua posizione conferisce al caso un impatto politico e simbolico di primo piano.

Stefano Sannino è uno dei diplomatici italiani più esperti nelle istituzioni comunitarie e ha guidato il servizio diplomatico Ue come segretario generale, prima di assumere l’attuale incarico nella Commissione Il Collegio d’Europa, fondato nel 1949, è considerato una delle principali scuole di formazione per funzionari comunitari e diplomatici, con una rete di ex allievi che comprende numerosi alti dirigenti europei. Il coinvolgimento dell’istituto in un’indagine per presunta frode e corruzione sui fondi destinati proprio alla formazione dei diplomatici rischia di mettere sotto pressione l’immagine di Bruxelles nel momento in cui l’Ue rivendica standard rigorosi sullo Stato di diritto.

La notizia dei fermi ha immediatamente generato reazioni sul fronte politico europeo, offrendo argomenti a governi e forze critiche verso le istituzioni Ue. Tra le voci più dure quella del portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs, che ha parlato sui social di “ennesimo scandalo Ue” e di istituzioni europee che sembrano “una serie poliziesca” mentre continuano a dare lezioni sul rispetto dello Stato di diritto agli Stati membri. Al momento l’inchiesta è nelle sue fasi iniziali e le persone coinvolte restano indagate, non condannate, con l’esito delle verifiche giudiziarie che sarà decisivo per chiarire l’esistenza o meno di illeciti penali. Tuttavia, il caso riaccende il dibattito interno sull’efficacia dei controlli sull’uso dei fondi europei e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di prevenzione di conflitti di interessi e accessi privilegiati alle gare d’appalto in strutture centrali del sistema Ue come il Seae e il Collegio d’Europa.

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