Il tasso di occupazione in Italia continua a segnare risultati senza precedenti. Secondo i dati diffusi dall’Istat, a ottobre 2025 il tasso ha raggiunto il 62,7%, il livello più alto dall’inizio delle serie storiche, avviate nel gennaio 2004. Il numero complessivo di occupati si attesta a 24 milioni 208mila, con un aumento mensile dello 0,3%, pari a 75mila unità.
Questo incremento riguarda sia uomini sia donne, lavoratori dipendenti e autonomi, e tutte le fasce d’età, eccetto quella tra i 25 e i 34 anni, che mostra invece una lieve diminuzione. Contestualmente, si registra un calo dei disoccupati del 3,7%, pari a 59mila persone in meno, portando il tasso di disoccupazione generale al 6% e quello giovanile al 19,8%.
L’analisi per classi d’età evidenzia uno scenario particolarmente favorevole per le fasce più adulte, in particolare per chi ha più di 50 anni, mentre i giovani continuano a incontrare difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro. Il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni resta stabile al 33,2%, sintesi di una crescita dell’inattività tra i 15-34enni e di una diminuzione tra chi ha almeno 35 anni. Questi dati confermano una stabilità di fondo degli inattivi, malgrado la crescita degli occupati e la diminuzione dei disoccupati.
Rispetto al trimestre precedente (maggio-luglio 2025), si osserva una diminuzione delle persone in cerca di lavoro del 4,4% e un aumento degli inattivi di 15-64 anni dello 0,5%. Su base annua, il numero di occupati cresce dello 0,9% (+224mila unità), evidenziando una progressione diffusa tra uomini, donne e persone di età superiore ai 50 anni, mentre le altre fasce restano più vulnerabili, in particolare i giovani adulti.
Questo andamento mette in luce una dinamica duplice: da un lato, il mercato del lavoro italiano mostra segnali di rafforzamento e una maggiore inclusione delle fasce più mature; dall’altro, persiste una distanza significativa per i giovani, con tassi di disoccupazione giovanile ancora elevati e una difficoltà crescente nell’inserimento stabile nel mondo del lavoro. Le acclarate difficoltà dei giovani richiedono politiche mirate, che favoriscano la formazione, la stabilità contrattuale e la creazione di opportunità concrete per evitare che l’Italia continui a perdere capitale umano prezioso verso l’estero.