Una vicenda ad alta tensione ha scosso Ciriè, comune nel Torinese, dove una neonata è stata ritrovata viva all’interno del water della propria abitazione. La scoperta è avvenuta grazie al fratello della donna di 38 anni, che era completamente sola in casa al momento del parto.
Secondo le prime ricostruzioni, la madre, probabilmente sotto l’effetto di cr@ck, avrebbe messo la testa della neonata nell’acqua subito dopo la nascita. L’uomo, accorgendosi della situazione, ha immediatamente preso in sicurezza la piccola e allertato il 118, trovando la donna in stato di alterazione dovuta alla sostanza stupefacente. L’arrivo dei soccorsi è stato tempestivo. Medici e infermieri hanno iniziato le manovre di rianimazione sulla neonata e hanno prestato assistenza alla madre, già seguita dai servizi sociali per problemi legati alla tossicodipendenza.
Contemporaneamente, i carabinieri di Ciriè hanno avviato gli accertamenti del caso, coordinati dalla pm Maria Baltari della Procura della Repubblica di Ivrea, indagando per tentato inf@nticidio. Le autorità stanno cercando di ricostruire con precisione le dinamiche dell’accaduto, considerando anche il possibile stato di incoscienza della donna durante il parto. La neonata è stata inizialmente trasportata all’ospedale di Ciriè e successivamente trasferita al Maria Vittoria di Torino, dove le sue condizioni sono attualmente gravi ma stabili.
La madre, anch’essa ricoverata, resta sotto osservazione medica. L’intervento tempestivo del fratello e del personale sanitario è stato decisivo per salvare la vita della bambina, evidenziando l’importanza della prontezza nei casi di emergenza domestica. Il caso richiama un precedente simile avvenuto a Torino a gennaio, quando un neonato fu partorito e lasciato nel water. Anche in quel frangente, il piccolo sopravvisse grazie all’intervento immediato dei familiari e dei soccorsi. La madre fu accusata di tentato inf@nticidio, sottolineando come situazioni analoghe possano verificarsi in contesti di fragilità sociale e dipendenze da sostanze.
La vicenda di Ciriè solleva questioni delicate riguardo alla tutela dei minori, alla prevenzione della tossicodipendenza e al ruolo dei servizi sociali nel monitoraggio delle famiglie a rischio. Esperti sottolineano quanto sia fondamentale un supporto costante e mirato per le donne in difficoltà, soprattutto quando si trovano ad affrontare gravidanze non pianificate o condizioni di isolamento. La collaborazione tra famiglia, sanità e forze dell’ordine si conferma cruciale per evitare esiti definitivi e garantire la protezione dei più vulnerabili. In attesa degli sviluppi giudiziari, la priorità resta la salute della neonata e della madre. Il caso evidenzia come interventi rapidi e coordinati possano fare la differenza, ma anche quanto sia necessario un sistema di prevenzione efficace per ridurre il rischio di episodi simili in futuro, integrando assistenza sociale, monitoraggio sanitario e sensibilizzazione sulle conseguenze dell’uso di sostanze.