Furto al Louvre, clamorosa scoperta e falla nella sicurezza: password era il nome del museo

Clamorosa falla nella sicurezza interna al museo del Louvre di Parigi dove negli scorsi giorni è stato perpetrato un clamoroso furto. La password infatti era facilissima ed era lo stesso nome del museo.

Furto al Louvre, clamorosa scoperta e falla nella sicurezza: password era il nome del museo

A Parigi, la piramide di vetro che riflette il cielo notturno si erge come il simbolo stesso della cultura e, soprattutto, di una sicurezza impenetrabile. Lì, all’interno del Louvre, sono custoditi tesori che definiscono la storia umana, ma è proprio dietro l’iconica facciata che si nasconde una delle falle più clamorose degli ultimi anni.

Tutto, in quel palazzo, è studiato per respingere ogni tentativo di effrazione. Dalle guardie ai sofisticati sistemi di allarme, il museo rappresenta il fortino per eccellenza, la cui integrità è data per scontata. Ma c’è un livello di difesa che non ha porte blindate o sensori a infrarossi: il regno invisibile dei server di videosorveglianza.

Il cervello digitale della sicurezza, il luogo da cui si controlla il silenzio delle sale vuote, in attesa dell’alba.In questa architettura difensiva si è annidata la crepa, un dettaglio di una semplicità assurda che ha trasformato il museo più famoso del mondo in un bersaglio accessibile. Il gesto di inserire una chiave d’accesso, in apparenza banale, è diventato il punto debole di un’intera istituzione.Una parola sola. Una combinazione evitabile che, a distanza di qualche settimana fa rabbridivire.

L’irruzione è avvenuta con una rapidità inaudita. Non servivano trapani laser o piani da film: bastava un’intuizione elementare, favorita da una negligenza sistemica.Così, in una notte in cui tutto sembrava tranquillo, il museo si è svuotato di capolavori per un valore che sfiora i 90 milioni di euro. Un colpo devastante.

Il dettaglio che ha scatenato la bufera interna e riaperto il fascicolo sulla rapina è di quelli che entrano nella storia. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese Libération, la password per accedere ai server di videosorveglianza era semplicemente la parola “Louvre” ovvero il nome stesso del museo. Niente di più facile, la prima cosa che si prova quando si vuole acedere forzatamente ad un server ma anche ad un semplice pc.

A sfruttare la clamorosa falla nella sicurezza è stato, a quanto pare, un gruppo di piccoli criminali, molto lontani dal profilo dei grandi ladri d’arte internazionali. Questa banda di ladri si è trovata davanti a un sistema protetto solo nominalmente, riuscendo a sottrarre opere d’arte per un valore complessivo di circa 90 milioni di euro. Sotto la pressione mediatica e istituzionale, la procura di Parigi ha intensificato le indagini per risalire ai responsabili.

Oggi, per evitare il ripetersi di un tale imbarazzo e per blindare il patrimonio, la direzione del museo ha annunciato un piano di aggiornamento tecnologico radicale. Le reti sono ora protette da firewall di nuova generazione e da protocolli di crittografia avanzata. Il piano include anche la formazione specifica del personale per la gestione di ogni emergenza, sia essa digitale o fisica. Secondo la procuratrice Laure Beccuau, i principali sospetti sono un uomo di 37 anni e una donna di 38, conviventi con figli, fermati alla periferia nord della capitale. Entrambi negano ogni coinvolgimento, ma il Dna della coppia sarebbe stato trovato nel cestello dell’elevatore usato dai rapinatori per trasportare i gioielli della corona.

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