Furto al Louvre: arrestati due dei quattro ladri in fuga verso Algeria e Mali

Due dei quattro ladri coinvolti nel furto di gioielli al Louvre sono stati arrestati mentre tentavano di fuggire rispettivamente in Algeria e Mali, ma gli 88 milioni di euro in preziosi restano ancora irrintracciabili.

Furto al Louvre: arrestati due dei quattro ladri in fuga verso Algeria e Mali

È finita solo in parte la caccia all’uomo per il clamoroso furto avvenuto una settimana fa al Museo del Louvre di Parigi. Sabato sera, 25 ottobre, la polizia francese ha catturato due dei quattro membri della banda responsabile della sottrazione di nove preziosi gioielli appartenenti alla collezione della Galleria di Apollo, stimati complessivamente in circa 88 milioni di euro.

Gli arresti segnano un importante passo avanti in un’indagine che ha tenuto in allerta l’intero Paese, ma il bottino resta ancora introvabile. Secondo quanto riportato da Le Parisien e Le Figaro, uno dei ladri è stato bloccato all’aeroporto di Roissy mentre tentava di imbarcarsi su un volo diretto in Algeria. L’operazione, condotta intorno alle 22 dalla Brigata per la Repressione del Banditismo (BRB), ha visto la collaborazione della polizia di frontiera.

In contemporanea, un secondo sospetto è stato arrestato nella periferia nord di Parigi, nel dipartimento di Seine-Saint-Denis, mentre si preparava a fuggire in Mali. Entrambi sono ora sotto fermo presso la brigata anticrimine e potrebbero restare in custodia per un massimo di 96 ore. I due arrestati, già noti alle forze dell’ordine per furti e attività criminali, sarebbero parte di una banda specializzata in “colpi su commissione”.

Gli investigatori ritengono che il furto sia stato pianificato nei minimi dettagli, sfruttando un montacarichi interno al museo per accedere alla sala espositiva. L’uso di strumenti professionali come una fiamma ossidrica e una sega circolare conferma la precisione dell’operazione. Sul luogo del crimine, la polizia ha recuperato vari oggetti abbandonati nella fuga — tra cui un casco da moto e un gilet giallo — alcuni dei quali erano stati cosparsi di benzina nel tentativo di cancellare ogni traccia, ma i ladri non hanno avuto il tempo di incendiarli.

Determinante per l’identificazione dei sospetti è stato il lavoro della polizia scientifica: circa 150 campioni di DNA sono stati prelevati nell’area del furto e analizzati nei laboratori forensi. Le tracce genetiche, incrociate con le banche dati nazionali, hanno permesso di risalire rapidamente ai due pregiudicati fermati sabato. Resta ora da individuare gli altri due componenti della banda, che potrebbero aver già lasciato il territorio francese. Le indagini proseguono anche per verificare l’eventuale complicità interna al museo: secondo The Telegraph, gli inquirenti starebbero valutando l’ipotesi che un membro della sicurezza possa aver agevolato il gruppo fornendo informazioni sui sistemi di sorveglianza o sugli orari di pattugliamento.

La procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, si è detta irritata per la diffusione anticipata di dettagli riservati, definendo “inopportuna” la fuga di notizie che, a suo dire, potrebbe compromettere il lavoro di oltre cento investigatori ancora impegnati nel recupero dei gioielli. Beccuau ha invitato alla prudenza, sottolineando che “è troppo presto per fornire ulteriori elementi”, ma ha assicurato che nuovi dettagli verranno resi noti al termine della fase di fermo. L’episodio ha riportato l’attenzione sulla sicurezza dei grandi musei internazionali e sulla crescente professionalità delle bande criminali che operano su commissione nel mercato nero dell’arte e dei gioielli. La speranza è che il recupero dei preziosi manufatti possa avvenire prima che vengano dispersi o smontati, restituendo alla Francia una parte del suo inestimabile patrimonio culturale.

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