L’Ue propone sanzioni a Israele: colpito il 37% del commercio

L’Ue sospende il sostegno bilaterale e propone sanzioni che colpiscono il 37% del commercio con Israele, mirando a migliorare la crisi umanitaria a Gaza.

L’Ue propone sanzioni a Israele: colpito il 37% del commercio

L’Unione Europea ha compiuto un passo significativo verso l’imposizione di sanzioni a Israele, proponendo la sospensione di una parte rilevante dell’accordo commerciale preferenziale, che rappresenta il 37% del volume totale degli scambi tra l’Ue e Israele. La misura, annunciata dall’Alto rappresentante per gli Affari esteri Kaja Kallas, arriva in risposta all’escalation degli scontri a Gaza e mira a rispondere alla crescente crisi umanitaria nella regione.

Durante una conferenza stampa, Kallas ha sottolineato che le sanzioni non hanno l’obiettivo di punire Israele, ma di spingere per un miglioramento della situazione a Gaza. “Gli scontri quotidiani a Gaza devono cessare”, ha dichiarato, evidenziando la posizione unanime degli Stati membri secondo cui le condizioni umanitarie sono “intollerabili”. Il pacchetto di sanzioni, che richiede l’approvazione unanime del Consiglio Affari Esteri, prende di mira non solo ministri israeliani considerati radicali, ma anche membri di Hamas e coloni violenti.

Sospensione del sostegno bilaterale

La Commissione Europea, guidata dalla presidente Ursula von der Leyen, ha deciso di sospendere il sostegno bilaterale al governo israeliano. La commissaria Dubravka Suica ha annunciato la sospensione di 14 milioni di euro di fondi stanziati per il periodo 2020-2024, di cui 4,3 milioni già contrattualizzati e 9,4 milioni non ancora impegnati. “Fino a nuovo avviso, non procederemo con nuove azioni congiunte né con la firma di contratti”, ha precisato Suica, sottolineando che si tratta di un segnale a favore della pace.

Tuttavia, l’Ue manterrà invariati i finanziamenti per alcune iniziative, come i 20 milioni di euro destinati ad affrontare l’antisemitismo e a sostenere Yad Vashem, oltre a 10,2 milioni di euro per la società civile e 5 milioni di euro all’anno per progetti di costruzione della pace tra israeliani e palestinesi.

Effetti sul commercio

Secondo fonti Ue, la proposta della Commissione colpisce circa 227 milioni di euro di scambi commerciali all’anno, pari al 37% del totale, che saranno ora soggetti a dazi maggiorati per gli importatori europei. Nel 2024, l’Ue ha importato beni da Israele per un valore complessivo di 16 miliardi di euro, con i prodotti agricoli che rappresentano la parte più significativa degli scambi interessati dalle sanzioni. Il resto del commercio, regolato dagli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), non sarà toccato.

Un alto funzionario Ue ha chiarito che l’importazione di equipaggiamenti militari da Israele non rientra nelle sanzioni, poiché questo settore è regolato dal quadro generale del WTO e spesso soggetto a clausole di confidenzialità, rendendo difficile quantificarne il peso nell’interscambio totale.

Reazioni e contesto politico

La presidente von der Leyen ha ribadito il sostegno dell’Ue alla soluzione dei due Stati, sottolineando la necessità di un cessate il fuoco immediato, l’accesso illimitato agli aiuti umanitari e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. “L’Ue rimane il principale donatore di aiuti umanitari”, ha scritto su X, denunciando il compromesso della soluzione dei due Stati a causa delle recenti azioni di insediamento del governo israeliano in Cisgiordania.

Dall’altro lato, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha definito la raccomandazione della Commissione “distorta dal punto di vista morale e politico”, avvertendo che eventuali misure contro Israele riceveranno una risposta adeguata. “Azioni contro Israele danneggerebbero gli stessi interessi dell’Europa”, ha dichiarato su X, aggiungendo che Israele continuerà a battersi con il sostegno dei suoi alleati europei.

La proposta di sanzioni sarà discussa al Consiglio Affari Esteri, ma la necessità di un’approvazione unanime potrebbe complicarne l’adozione, viste le diverse sensibilità politiche tra gli Stati membri. Kallas ha riconosciuto che l’opinione pubblica europea sta cambiando, con una crescente pressione per fermare le sofferenze a Gaza, ma ha anche sottolineato che le posizioni politiche rimangono complesse.

L’Ue si trova così a bilanciare la sua politica di pace con le relazioni commerciali e diplomatiche con Israele, in un contesto geopolitico sempre più teso. Resta da vedere se le sanzioni proposte saranno effettivamente adottate e quale sarà l’effetto a lungo termine sui rapporti tra Bruxelles e Gerusalemme. 

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