Escalation a Gaza: IDF avanza su Gaza City, oltre 65.000 persone decedute nello scontro

L'offensiva israeliana si intensifica con centinaia di obiettivi colpiti e migliaia di sfollati, mentre crescono le condanne internazionali e le proposte di sanzioni dall'UE.

Escalation a Gaza: IDF avanza su Gaza City, oltre 65.000 persone decedute nello scontro

L’esercito israeliano ha lanciato una massiccia operazione terrestre a Gaza City, conquistando una porzione significativa del territorio urbano e spingendo centinaia di migliaia di palestinesi alla fuga. Secondo fonti militari, le truppe hanno smantellato oltre 150 siti strategici, tra tunnel sotterranei e strutture legate a gruppi di miliziani, in un’offensiva che ha aggravato la già critica situazione umanitaria nella Striscia.

L’avanzata militare e le conseguenze sul terreno

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno riportato di aver colpito circa 50 obiettivi durante la notte, concentrandosi principalmente sulla zona centrale di Gaza City. L’operazione, iniziata nei giorni scorsi, ha visto l’impiego di divisioni terrestri supportate da raid aerei e armamenti pesanti, con un totale di 140 strutture demolite recentemente. Israele ha aperto un corridoio temporaneo per l’evacuazione dei civili lungo la Salah al-Din Street, valido per 48 ore, per facilitare lo spostamento verso il sud della Striscia. Circa 400.000 palestinesi hanno già lasciato la città, su una popolazione pre-scontro di oltre un milione, con un ritmo di sfollamenti che ha raggiunto decine di migliaia al giorno.

Dall’altra parte, fonti palestinesi indicano che oltre un milione di residenti nel nord di Gaza resistono allo sfollamento forzato, con migliaia che tornano indietro a causa delle condizioni invivibili nel sud. Hamas ha dichiarato di aver trasferito ostaggi israeliani in luoghi più sicuri per proteggerli dai raid, esprimendo timori per la loro incolumità a causa delle oprazioni militari indiscriminate.

Il bilancio umano: una catastrofe in crescita

Il Ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, ha aggiornato il conteggio delle persone colpite: almeno 65.062 deceduti e 165.697 colpiti da ferimenti dall’inizio dello scontro quasi due anni fa. Solo nelle ultime 24 ore, si registrano decine di decessi, con rapporti che variano tra 33 e 50 deceduti dall’alba, la maggior parte a Gaza City. Ieri, almeno 106 persone hanno perso la vita nei raid, inclusi 91 nel primo giorno dell’incursione terrestre.

La crisi umanitaria si aggrava con centinaia di scomparsi legate a fame e malnutrizione – 432 in totale, tra cui 146 bambini, e migliaia di traumatizzati nei centri di assistenza. Le offensive hanno anche interrotto le reti internet e telefoniche nel nord, isolando ulteriormente la popolazione.

Reazioni internazionali e appelli per la pace

La comunità internazionale ha reagito con fermezza. La Francia ha definito l’offensiva una “campagna distruttrice priva di logica militare”, esortando Israele a fermarsi immediatamente e a rimuovere le barriere agli aiuti umanitari, in un contesto di fame diffusa e carenza di cure mediche. Papa Leone IV ha espresso solidarietà al popolo palestinese, costretto a vivere in “condizioni inaccettabili” e a sfollamenti forzati, rinnovando l’appello per un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi e il rispetto del diritto umanitario.

Human Rights Watch ha accusato Israele di violazioni del diritto umanitario in aree siriane controllate, con sfollamenti forzati e eliminazioni di abitazioni per scopi militari.

Sanzioni UE e tensioni diplomatiche

L’Unione Europea ha annunciato un pacchetto di sanzioni contro Israele, inclusa la sospensione parziale delle concessioni commerciali nell’accordo di associazione, mirato a radicali israeliani, membri di Hamas e coloni violenti. L’Alto Rappresentante Kaja Kallas ha chiarito che l’obiettivo non è punire Israele ma alleviare i disagi a Gaza, con tutti gli Stati membri concordi sull’insostenibilità della situazione. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco, accesso illimitato agli aiuti e sostegno alla soluzione a due Stati, compromessa dagli insediamenti in Cisgiordania.

Il Ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha respinto le proposte UE come “distorte moralmente e politicamente”, avvertendo di possibili contromisure che potrebbero danneggiare gli interessi europei, mentre Israele prosegue la “guerra esistenziale”.

Mentre l’offensiva continua, con timori per ulteriori deceduti civili, il silenzio di figure come il Presidente USA Donald Trump contrasta con le negoziazioni riportate dal Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, che vede in Gaza opportunità immobiliari nella fase di ricostruzione. L’Iran, ha eseguito un’accusa per Israele, aggiungendo tensione regionale.

In questo scenario, l’UE rimane il principale donatore di aiuti, ma la pressione per una risoluzione diplomatica cresce, con appelli globali a porre fine ai disagi e riaprire i negoziati.

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