Bambina guineana di sei anni perde la vita dopo lo sbarco a Lampedusa

La piccola guineana di sei anni, sopravvissuta a una traversata estenuante verso la speranza di un futuro migliore, lascia un vuoto profondo nel cuore di chi l’ha accolta e assistita.

Bambina guineana di sei anni perde la vita dopo lo sbarco a Lampedusa

La storia della bambina di sei anni proveniente dalla Guinea, giunta a Lampedusa insieme alla madre dopo una traversata di cinque giorni dal Nord Africa, si è trasformata in un simbolo delle difficoltà legate ai viaggi migratori nel Mediterraneo. La piccola era stata subito trasferita con elisoccorso all’Ospedale dei Bambini di Palermo a causa delle condizioni estremamente compromesse con cui aveva raggiunto l’isola, dopo aver affrontato giorni in mare senza cibo né acqua, insieme ad altri migranti rimasti in balìa delle onde.

Fin dal suo arrivo, i medici avevano sottolineato la fragilità del quadro clinico e la necessità di cure intensive. La bambina è stata ricoverata in rianimazione, dove ha ricevuto assistenza continua da parte degli specialisti. Nelle ultime ore i sanitari hanno comunicato l’avvio della procedura per l’accertamento della condizione di assenza irreversibile di attività cerebrale.

I familiari hanno espresso la loro volontà di non autorizzare la donazione degli organi. Accanto alla madre della piccola si sono mobilitate diverse realtà del terzo settore. L’associazione Medici Senza Frontiere ha messo a disposizione una psicologa e una mediatrice culturale, mentre la responsabile dell’associazione Casa di Lucia sta fornendo supporto pratico e umano, aiutando la donna ad affrontare un momento di profonda difficoltà. Contestualmente, la comunità migrante di Palermo si sta organizzando per una commemorazione, segno tangibile di solidarietà e vicinanza.

Duro il commento di Medici Senza Frontiere, che ha ricordato come il Mediterraneo continui a essere teatro di sofferenza a causa della mancanza di operazioni di soccorso strutturate e tempestive. Secondo i dati diffusi, oltre 30mila persone hanno perso la vita negli ultimi anni durante le traversate. L’organizzazione sottolinea che dietro a questi numeri ci sono sempre storie individuali, cariche di dolore e di speranza infranta.

La vicenda della bambina guineana e della sua giovane madre rappresenta uno di questi racconti che non possono essere dimenticati. La traversata, durata cinque giorni senza rifornimenti adeguati, mette in evidenza quanto siano rischiose le rotte affrontate da chi tenta di raggiungere l’Europa nella speranza di un futuro migliore. Le condizioni estreme a bordo dei barconi, la mancanza di cibo, acqua e assistenza medica rendono questi viaggi un banco di prova estremo per la sopravvivenza di intere famiglie, e spesso dei più piccoli.

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