Il Mediterraneo centrale torna a essere scenario di un grave incidente marittimo. Questa mattina, a circa 14 miglia a sud di Lampedusa, due imbarcazioni cariche di migranti si sono rovesciate, causando la morte di almeno 26 persone, tra cui una neonata.
Le operazioni di soccorso, condotte dalla Guardia Costiera e dalle Fiamme Gialle, sono state particolarmente complesse a causa della vastità della zona e della dispersione dei naufraghi. Secondo le prime ricostruzioni, le due imbarcazioni erano partite nella serata di martedì dalla costa di Tripoli, probabilmente dal porto di Zawiya.
La prima barca, già in difficoltà durante la navigazione, ha iniziato a imbarcare acqua e si è ribaltata, mentre chi cercava di mettersi in salvo sulla seconda imbarcazione ha visto anche quest’ultima capovolgersi. In totale, a bordo c’erano circa cento migranti: finora sono stati soccorsi 60 superstiti, di cui 56 uomini e 4 donne, mentre un numero imprecisato risulta disperso. Le vittime, secondo quanto riferito dalle autorità e dall’Unhcr, provengono da Pakistan, Sudan e Somalia.
Tra i corpi recuperati vi sono anche tre adolescenti, due ragazzi e una ragazza. L’agenzia delle Nazioni Unite segnala che mancherebbero tra le 12 e le 17 persone, sottolineando l’urgenza di completare le operazioni di soccorso. Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, ha commentato che le condizioni del mare in estate sono generalmente favorevoli alla navigazione, mentre il rischio maggiore si registra durante la stagione invernale, quando le acque possono essere più agitate.
Al momento, le cause esatte del naufragio rimangono oggetto di indagine. L’episodio ha suscitato reazioni immediate dalle istituzioni. La premier Giorgia Meloni ha espresso sgomento per l’accaduto, evidenziando l’inaccettabile comportamento dei trafficanti. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha ribadito l’importanza di azioni preventive nei luoghi di partenza e della lotta contro il traffico di esseri umani, mentre il deputato (AVS) Nicola Fratoianni ha richiamato l’attenzione sull’efficienza dei soccorsi in mare, sottolineando il ruolo delle autorità nel garantire interventi tempestivi. L’episodio conferma la vulnerabilità dei migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale.
Dall’inizio dell’anno, secondo l’Unhcr, 675 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare. La prevenzione, il coordinamento internazionale e sistemi di soccorso efficaci restano elementi fondamentali per ridurre simili tragedie e garantire la sicurezza di chi intraprende viaggi per motivi di protezione o per cercare migliori condizioni di vita.