Garlasco, il mistero di Ignoto 3 si chiude: il Dna è di un uomo deceduto 18 anni fa

Dopo anni di indagini, la Procura di Pavia svela che il Dna maschile trovato sulla scena del delitto di Chiara Poggi è frutto di una contaminazione autoptica; ora sarà Cristina Cattaneo a chiarire le cause della scomparsa della giovane.

Garlasco, il mistero di Ignoto 3 si chiude: il Dna è di un uomo deceduto 18 anni fa

La lunga vicenda legata all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007, vede una nuova svolta che getta luce su uno degli aspetti più dibattuti del caso. La Procura di Pavia ha chiarito che il profilo genetico maschile rinvenuto anni fa sulla scena del delitto, noto come “Ignoto 3“, non appartiene a una terza persona presente sul luogo, ma a un uomo deceduto poco prima della giovane vittima.

Questo risultato, frutto di approfondite analisi genetiche, conferma che si è trattato di una contaminazione avvenuta durante l’autopsia di Chiara Poggi. Il Dna maschile è stato identificato grazie al confronto effettuato da esperti genetisti, che hanno rilevato come la traccia genetica fosse presente su una garza utilizzata dal medico legale durante l’esame autoptico della giovane. Questa garza, non sterile, era stata impiegata per il prelievo di materiale biologico dalla bocca di Chiara.

L’uomo identificato con il codice anonimo 153E è deceduto pochi giorni prima della vittima e ha condiviso solamente il tavolo utilizzato per l’autopsia, escludendo così la sua presenza al momento del delitto.

Per evitare fraintendimenti e garantire la massima trasparenza, la Procura ha affidato a Cristina Cattaneo, figura di spicco nel campo dell’antropologia e medicina legale, la supervisione degli ulteriori accertamenti. Cattaneo, già coinvolta in importanti casi di cronaca italiana come quelli di Yara Gambirasio e Liliana Resinovich, dovrà occuparsi di chiarire in modo definitivo le cause della scomparsa di Chiara Poggi, aiutando a completare così il quadro investigativo.

Le analisi genetiche condotte dai consulenti hanno escluso la presenza di un terzo soggetto direttamente collegato al delitto, focalizzando l’attenzione sulle dinamiche del processo autoptico e sulla possibilità di contaminazioni involontarie. Tale precisazione è fondamentale per escludere piste investigative che avrebbero potuto generare dubbi e distrazioni nel corso delle indagini. Questa nuova fase del caso rappresenta un passo avanti importante, che consente agli inquirenti di concentrarsi su elementi concreti e documentati. Affidare l’incarico a una professionista di alto profilo come Cristina Cattaneo dimostra l’impegno della Procura nel voler garantire rigore scientifico e chiarezza, in un procedimento che ha avuto un impatto notevole nell’opinione pubblica e che continua a essere oggetto di grande attenzione.

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