Garlasco, il mistero di Michele Bertani: messaggi criptici, simboli e la pista della Golf nera

Nel cuore del caso Garlasco riemerge la figura enigmatica di Michele Bertani: un post criptico, riferimenti alla mistica ebraica e una Golf nera riaprono interrogativi su ciò che accadde davvero quel 13 agosto 2007.

Garlasco, il mistero di Michele Bertani: messaggi criptici, simboli e la pista della Golf nera

Michele Bertani, figura enigmatica legata al caso Poggi, torna oggi al centro dell’attenzione mediatica e investigativa. Nel 2016, il giovane amico di Andrea Sempio – attualmente coinvolto nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi – fece una scelta definitiva, lasciando dietro di sé interrogativi irrisolti.

A suscitare nuove riflessioni è un post pubblicato mesi prima sul suo profilo Facebook, una frase tratta dalla canzone La Verità dei Club Dogo: «La Verità Sta Nelle CoSe Che NeSSuno sa!!! la Verità nessuno mai te la racconterà…». All’epoca il contenuto venne interpretato come uno sfogo personale, forse legato a un momento di disagio.

Tuttavia, oggi quel messaggio viene riletto con occhi diversi. Secondo un’analisi proposta dal giornalista Luigi Grimaldi e riportata da Il Tempo, la sequenza apparentemente casuale di lettere maiuscole celerebbe un messaggio cifrato. Scartando le lettere in maiuscolo, le rimanenti – “a eria’ ta elle oe he euno sa” – traslitterate secondo l’alfabeto ebraico, potrebbero dare origine a una frase dal significato rivelatore: «C’era una ragazza lì che sapeva».

Un riferimento che alcuni hanno collegato alla figura di Chiara Poggi, sebbene non vi siano conferme ufficiali a supportare tale interpretazione. Un ulteriore dettaglio inquietante riguarda il nome scelto da Bertani per il proprio profilo social: Mem He Shin, una triade di lettere che nella tradizione cabalistica ebraica è riconducibile al quinto Nome di Dio, simbolo di verità e rivelazione. Una scelta non banale, forse significativa, che si somma a un altro elemento concreto: nel 2007 Michele Bertani possedeva una Volkswagen Golf nera, immatricolata tre anni prima.

Proprio un’auto di quel tipo fu avvistata nei pressi della villetta di via Pascoli la mattina del delitto, secondo la testimonianza di Marco Muschitta. L’uomo, all’epoca, descrisse un veicolo scuro parcheggiato poco distante da casa Poggi. Successivamente ritrattò, ma il ricordo di quella vettura continua a essere oggetto di indagini.

A distanza di anni, tra suggestioni mistiche, frasi criptiche e mezze verità, il caso Garlasco rimane ancora avvolto nel mistero. Il messaggio di Bertani, tra simboli religiosi e apparenti confessioni mascherate, ha riacceso l’interesse dell’opinione pubblica e potrebbe offrire nuove piste da esplorare. L’incidente probatorio in programma per il 17 giugno potrebbe fare chiarezza su alcuni di questi aspetti, ma per ora resta un filo sottile a legare i protagonisti di una vicenda che continua a lasciare aperte molte domande. E tra sospetti, connessioni e piste alternative, quelle parole pubblicate anni fa su Facebook risuonano ancora oggi come un’eco lontana: «La verità nessuno mai te la racconterà». Una frase che potrebbe essere stata solo un’ombra del dolore interiore di chi l’ha scritta, oppure la traccia indecifrabile di un sapere mai condiviso.

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