Caso Orlandi, la grafologa Sara Cordelli manda in frantumi la pista inglese

La docente di Grafologia ha fatto notare ai commissari parlamentari che i documenti presentati da Pietro Orlandi a Verissimo sono falsi. L'ira del fratello di Emanuela: "Nessuno vuole la verità"

Caso Orlandi, la grafologa Sara Cordelli manda in frantumi la pista inglese

La pista inglese sponsorizzata da Pietro Orlandi per spiegare la scomparsa di sua sorella Emanuela è stata smontata dalla dottoressa Sara Cordella, grafologa e docente di grafologia. Cordella, audita dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta, non ha avuto dubbi: i documenti che Pietro Orlandi ha mostrato a Verissimo e che parlano di una Emanuela portata a Londra dopo la sua scomparsa sono falsi.

Corbella aveva già smascherato quei documenti taroccati sui canali social, ma adesso è arrivata l’ufficialità perché la spiegazione della grafologa è stata messa a verbale dai commissari parlamentari. “I documenti mostrati da Pietro Orlandi a Verissimo sono dei falsi”, ha detto Cordella. Non solo la presunta lettera del 1993 in cui l’arcivescovo di Canterbury George Carey aveva scritto al cardinale Ugo Poletti chiedendo un incontro a Londra al fine di parlare della permanenza di Emanuela Orlandi nella capitale inglese, ma tutto il blocco della documentazione su cui Pietro Orlandi ha basato per anni la cosiddetta “pista inglese” sarebbe falsato nella forma, con firme prese da Internet, intestazioni sbagliate ed errori grossolani, tanto che alcuni commissari parlamentari hanno parlato di depistaggio, chiedendosi chi abbia avuto l’interesse a fabbricare quei documenti falsi e consegnarli al fratello di Emanuela.

“In grafologia ci sono due assiomi- ha spiegato l’esperta grafologa-Il primo è che la grafia è unica, nessuno scrive come un altro. Il secondo è che nemmeno io riesco a replicare due firme perfettamente identiche. Se due firme sono sovrapponibili, almeno una è falsa”. La lettera attribuita a Carey è stata smentita perché “presentata solo in fotocopia” e perché la firma è risultata “sovrapponibile a una reperita online”. Una firma identica ottenuta con la tecnica del dropping, spiegabile anche con un programma base di editing. Un’operazione simile “potrebbe farla anche un quattordicenne”, ha ribadito Sara Cordella che ha anche trovato le firme incriminate sul web.

Il discorso ha coinvolto altri due documenti mostrati da Pietro Orlandi a Verissimo. Parliamo della lettera che Ugo Poletti avrebbe spedito nel 1993 a Frank Cooper, sottosegretario di Stato inglese, e in cui si parlava del destino di Emanuela Orlandi. Anche lì la grafologa ha sottolineato come la lettera sia caratterizzata da firme copiate e grafia replicata. Cordella ha inoltre smentito anche il documento pubblicato dal giornalista Emiliano Fittipaldi: quello delle spese che il Vaticano avrebbe sostenuto per il mantenimento di Emanuela Orlandi a Londra. Un file privo di intestazioni, firme o riferimenti. Un documento anonimo e quindi non affidabile. 

Davanti a queste spiegazioni che hanno di fatto smantellato punto per punto i documenti tanto cari agli amanti della pista inglese, il presidente della Commissione, Andrea De Priamo, ha confermato che si procederà con l’audizione di Pietro Orlandi. Lo scopo è fare il punto della situazione su un’ipotesi che fin dall’inizio aveva reso scettici molti addetti ai lavori. L’audizione di Cordella è stata presa male da Pietro Orlandi che ha replicato: “Quindi tutto quello che è accaduto dal 2017 riguardo la pista di Londra ci si mette una pietra sopra perché una persona dichiara che le lettere sono false (senza ovviamente aver avuto in mano alcun documento originale)? Penso proprio che la verità nessuno la vuole. Per qualcuno è meglio continuare a scavare nella vita di Emanuela e della sua famiglia”. Resta però da capire come mai Pietro Orlandi insista a pretendere che la Commissione Parlamentare indaghi solo su piste da lui suggerite e non vuole che si indaghi assolutamente sulla sua famiglia. 

Continua a leggere su Fidelity News