A una settimana dal forte boato che ha sconvolto il quartiere Lingotto di Torino, arriva una svolta: non si è trattato di un sinistro, né di una fuga di gas, come ipotizzato inizialmente. Le indagini condotte dalla polizia e coordinate dalla procura torinese hanno portato alla conclusione che il boato è stato causato volontariamente. Il presunto responsabile è un uomo di 40 anni, una guardia giurata, fermato nel pomeriggio di sabato 5 luglio con le accuse di danno doloso e reato volontario.
Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe appiccato l’incendio con l’intento di danneggiare l’abitazione della sua ex compagna, Madalina Ionela Hagiu, 30 anni, con la quale aveva interrotto la relazione. La donna, al momento dell’attentato, si trovava all’isola d’Elba in visita dal suo attuale compagno, ed è rientrata a Torino solo il giorno precedente all’arresto dell’uomo. L’intenzione, presumibilmente, era colpire la donna, ma l’azione ha avuto conseguenze del tutto impreviste.
Il boato è avvenuto nelle prime ore del mattino di lunedì 30 giugno, intorno alle 3:15, in via Nizza 389, provocando un rumore che ha svegliato l’intero quartiere. Quattro appartamenti sono stati danneggiati e 45 persone evacuate, molte delle quali ospitate temporaneamente in una scuola attrezzata dalla protezione civile.
A perdere la vita è stato Jacopo Peretti, giovane torinese di 30 anni, residente nell’appartamento adiacente a quello della donna presa di mira. Altri cinque sono rimasti coinvolti, tra cui una bambina di 6 anni, una ragazza di 19, un ragazzo di 24 e una donna di 45, tutti membri di una famiglia egiziana vicina di casa. coinvolto anche un dodicenne che abitava al piano inferiore.
In un primo momento, le autorità avevano considerato l’ipotesi di una fuga di gas. Tuttavia, i rilievi effettuati dai vigili del fuoco del comando provinciale hanno rivelato elementi anomali, tra cui la presenza di un innesco che ha dato avvio all’incendio. A rafforzare i sospetti, sono arrivate le immagini delle telecamere di sorveglianza e le testimonianze di residenti e colleghi dell’uomo fermato.
Alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto un individuo con il volto insanguinato e danni alla testa scappare dal portone del palazzo pochi istanti dopo il boato. Le indagini si sono così concentrate su un nome preciso, confermato anche dai familiari del sospettato. È stato chiesto e ottenuto un ordine di custodia cautelare dalla procura, con l’accusa di aver deliberatamente causato una strage.