Condannato per la strage di Corinaldo, 26enne esce per laurearsi e fa perdere le tracce di sé

Andrea Cavallari, condannato a quasi 12 anni per i fatti di Corinaldo, ha ottenuto un permesso per uscire e discutere la tesi di laurea, ma dopo la proclamazione è scomparso, facendo scattare la sua latitanza

Condannato per la strage di Corinaldo, 26enne esce per laurearsi e fa perdere le tracce di sé

Andrea Cavallari, 26 anni, condannato a 11 anni e 10 mesi per i fatti di Corinaldo, è latitante dal 3 luglio, dopo aver usufruito di un permesso per uscire dalla struttura penitenziaria della Dozza a Bologna per discutere la tesi di laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna.

Cavallari, che ha iniziato gli studi in Scienze Giuridiche tre anni fa, ha ottenuto l’autorizzazione dal Tribunale di Sorveglianza per partecipare alla cerimonia di laurea senza scorta, accompagnato solo dai familiari. Tuttavia, dopo la proclamazione, non è più rientrato e ha fatto perdere le sue tracce.

La vicenda ha suscitato un acceso dibattito sulla gestione dei permessi per persone con precedenti rilevanti. Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, ha evidenziato la necessità di un maggior coinvolgimento del personale penitenziario nella valutazione dell’affidabilità di chi richiede uscite temporanee o altre misure alternative.

La fuga di Cavallari ha infatti riacceso le preoccupazioni riguardo alla sicurezza e ai rischi associati a queste concessioni. Andrea Cavallari è noto per essere stato membro della cosiddetta “banda dello spray“, un gruppo originario della Bassa Modenese specializzato in azioni durante eventi nei locali e nelle discoteche del Nord Italia, caratterizzate dall’uso di spray urticante per generare confusione e sottrarre oggetti personali al pubblico, in particolare collanine d’oro.

Nel processo relativo ai fatti di Corinaldo, avvenuti la notte dell’8 dicembre 2018 alla Lanterna Azzurra, tutti i membri del gruppo sono stati condannati in via definitiva. Durante quella sera, l’utilizzo dello spray urticante ha scatenato il panico tra i presenti, causando un grave episodio di fuga caotica.

Sei persone, tra cui cinque adolescenti e una donna di 39 anni, persero la vita, mentre numerose altre rimasero coinvolte in conseguenze legate all’accaduto. Cavallari era stato tratto in arresto nell’agosto 2019 insieme ad altri sei membri della banda. Pochi giorni prima della sua fuga, la Corte d’Assise d’appello di Ancona ha confermato la condanna di un altro componente, Riccardo Marchi, a 10 anni e 5 mesi.

L’autorizzazione concessa a Cavallari di uscire senza scorta per discutere la tesi, seppur legata al suo percorso di studi e al diritto alla formazione e al reinserimento, ha messo in luce alcune criticità nelle procedure di concessione dei permessi, soprattutto per chi presenta precedenti significativi e possibili rischi di allontanamento non autorizzato. Le forze dell’ordine hanno subito avviato le ricerche per rintracciare Cavallari, che al momento resta irreperibile. La vicenda continua a suscitare attenzione, sia per le conseguenze sulla sicurezza pubblica, sia per le riflessioni sulle politiche di gestione e valutazione delle misure alternative e dei permessi nel sistema penale.

Continua a leggere su Fidelity News