Adam ha solo undici anni, ma ha già conosciuto una sofferenza indicibile. Nella notte in cui un bombardamento ha colpito Khan Younis, la sua abitazione è stata completamente distrutta. Nove fratelli hanno perso la vita, e il padre – un medico – non ce l’ha fatta.
Rimasto gravemente compromesso a un braccio, Adam è oggi seguito dalla madre Alaa, anche lei dottoressa. Entrambi sono gli unici superstiti della loro famiglia. L’Italia è pronta ad accogliere Adam per tentare di salvargli l’arto e restituirgli una possibilità di futuro. L’ospedale Niguarda di Milano ha già messo a disposizione equipe e risorse, fissando un primo intervento per l’11 giugno.
Il volo sanitario, pronto in Giordania, potrebbe partire in qualunque momento. Tuttavia, il trasferimento resta in sospeso, bloccato dalla mancanza del via libera necessario per uscire dalla Striscia di Gaza. A mobilitarsi è stata Nashwa, la zia di Adam, che ha contatti in Italia dopo aver vissuto a Napoli.
Grazie al suo intervento, e alla disponibilità mostrata dal nostro Ministero degli Esteri, il viaggio sembrava imminente. Con Adam sarebbero dovuti partire anche la madre, alcuni familiari stretti e la stessa Nashwa. Il valico era stato individuato, i documenti predisposti. Ma il permesso, fondamentale per il passaggio, non è ancora arrivato.
“Abbiamo già accolto 130 bambini provenienti da Gaza“, ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, “e vogliamo fare il possibile anche per Adam“. Il tempo però stringe: le condizioni sanitarie del piccolo sono delicate, e ogni giorno in più può compromettere l’esito delle cure. La dottoressa Alaa, che lavorava presso l’ospedale Nasser, ha saputo dell’attacco mentre era in servizio. Quando ha riconosciuto i resti dei suoi figli, tra le ambulanze in arrivo, la sua vita è cambiata per sempre. Il marito, gravemente colpito, è deceduto poco dopo. Oggi le resta solo Adam, e la determinazione a portarlo lontano, almeno per salvargli il futuro.