A quasi quattro mesi dalla disperata scomparsa di Andrea Prospero, lo studente universitario di 19 anni originario di Lanciano trovato senza vita a Perugia, i suoi genitori, Michele e Teresa, sono tornati in Procura per ribadire la necessità di fare piena luce su tutte le circostanze che hanno portato al decesso del figlio. Insieme al loro figlio maggiore Marco e assistiti dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, hanno incontrato il sostituto procuratore Annamaria Greco, che ha recentemente assunto la titolarità del fascicolo dopo il pensionamento del pm Giuseppe Petrazzini.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore capo Raffaele Cantone. «Chiediamo che venga chiarito se il decesso di Andrea sia da attribuire esclusivamente a un’istigazione al delitto hanno dichiarato i legali oppure se ci fosse qualcun altro fisicamente presente nell’appartamento di via Del Prospetto, dove è avvenuta la disgrazia». Il dubbio, che pesa come un macigno sul cuore della famiglia Prospero, riguarda proprio gli ultimi momenti di vita del giovane.
Andrea è deceduto a seguito dell’assunzione di un mix letale di ansiolitici e ossicodone, farmaci ingeriti mentre era collegato a una chat su Telegram, dove avrebbe condiviso in tempo reale i suoi intenti con altri utenti. Proprio in questa cornice virtuale si inserisce il coinvolgimento di Emiliano Volpe, diciottenne romano, arrestato due mesi fa con l’accusa di istigazione al suicidio per aver incitato e supportato Andrea nella messa in atto del gesto estremo.
Un secondo giovane, I.R., diciottenne di Afragola (Napoli), risulta indagato per la presunta cessione delle pasticche di ossicodone utilizzate dal ragazzo. Durante l’incontro in Procura, l’avvocato Mangano ha spiegato che la famiglia si trovava a Perugia anche per far visita ad Anna, sorella gemella di Andrea, iscritta alla stessa università. Ma il motivo principale della visita era fare il punto sull’inchiesta. «Abbiamo incontrato il sostituto procuratore Greco ha dichiarato il legale che ci ha confermato che si attende l’ultima informativa della Polizia Postale, relativa ai contenuti dei telefoni cellulari di Volpe. Finora, quanto emerso sembrerebbe confermare l’ipotesi della Procura, ossia una condotta istigatoria decisiva nel portare Andrea al decesso. Solo dopo questo passaggio sarà possibile chiudere le indagini».
Ma i genitori del giovane chiedono di non fermarsi. «Hanno espresso numerose perplessità ha aggiunto Mangano e ottenuto dal magistrato massima disponibilità all’ascolto e alla valutazione di nuove piste». I dubbi principali riguardano la reale dinamica degli eventi e alcuni dettagli ritenuti poco chiari: «Siamo sicuri che Andrea fosse davvero solo in quel momento? Perché la porta dell’appartamento non era chiusa a chiave, come invece era solito fare, ma semplicemente accostata con la chiave nella toppa? Chi ha pagato l’affitto del B&B? Chi ha fornito la ricetta falsa per ottenere gli ansiolitici? Chi ha inviato le numerose sim card trovate sul posto?» Nel piccolo appartamento di via Del Prospetto, affittato per pochi giorni, sono stati ritrovati elementi inquietanti: ben cinque telefoni cellulari, quarantasei sim card e una carta di credito intestata a una terza persona, la cui identità e ruolo restano al vaglio degli inquirenti.
Infine, gli avvocati della famiglia Prospero hanno formalmente chiesto la restituzione e il dissequestro dei beni personali appartenuti ad Andrea tra cui computer, cellulari e il suo zaino ancora trattenuti dalla Procura. Oggetti che per la famiglia hanno un valore affettivo profondo, ma che potrebbero anche contenere risposte decisive. Nel frattempo, la città di Lanciano e l’intera comunità accademica di Perugia restano in attesa. Di fronte a una disgrazia che ha colpito nel profondo, l’unica urgenza è oggi quella della verità.